Agli apici della sua avventura, tra il 2021 e il 2022, NFW con Mirum impiegava oltre 300 dipendenti, raccoglieva investimenti pubblici e privati e investiva in un più ampio stabilimento produttivo. Oggi, invece, l’azienda di Peoria (Illinois), che con i suoi materiali innovativi si proponeva come alfiere della rivoluzione green/veg della moda, è all’ultimo miglio della spirale di crisi scatenatasi da qualche anno. Il board ha deciso di “ridurre” i processi produttivi. Una scelta che ha tutto il sapore dell’ultimo passo prima della chiusura.
Che fine ha fatto NFW con Mirum
Alla stampa locale Steve Zika, CEO della startup fondata nel 2015 col nome Natural Fiber Welding (poi semplificato in NFW), ha detto che la riduzione dei processi “non è quello che avremmo voluto, ma è la scelta più responsabile verso i nostri stakeholder”. L’azienda si proponeva con lo slogan “creatività senza limiti” (come si vede in foto). Dopo aver ridotto il personale con 4 round di licenziamenti e trasformato il modello di business dal manifatturiero al trading, ha scoperto che un limite la creatività ce l’ha sempre: quello del mercato. Lo abbiamo raccontato: la congiuntura della moda mette non solo sotto stress la filiera tradizionale, ma falcidia quella emergente. NFW è l’ennesima vittima sulla strada della scalabilità industriale. A conti fatti, il mercato si è chiesto di quale innovazione ha davvero bisogno: e ha smesso di acquistare quella superflua.
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