Potrebbe aver usato parole meno taglienti, ma non sarebbe stato Manolo Blahnik. Nel cuore di Milano, tra le piastrelle bianche e nere della sua nuova boutique, il celebre stilista ha inaugurato non solo uno spazio fisico, ma anche una dichiarazione estetica. E lo ha fatto con la consueta franchezza, ribadendo in un’intervista al Quotidiano Nazionale la sua visione. Le sneakers, soprattutto quelle griffate, sono per lui un falso storico dell’eleganza. Una deviazione estetica che ha snaturato la funzione originaria della scarpa da tennis. Mentre il mondo della moda le ha elevate a simbolo del lusso contemporaneo, Blahnik ne decreta la fine. L’onda lunga è passata, è tempo di prenderne atto.
Un falso storico dell’eleganza
Per Blahnik, infatti, la sneaker non è mai stata pensata per la strada elegante. È nata per lo sport, per la funzionalità, per il gesto atletico. Il suo ingresso nel prêt-à-porter è stato, secondo lui, un errore di prospettiva: “Amo moltissimo le scarpe da tennis, perché hanno una funzione precisa – dice lo stilista – ma non capisco perché usarle con quegli orribili jeans per andare in giro nelle vie eleganti”. Una sorta di deriva, quindi, o un paradosso. Un oggetto nato per il movimento che finisce per anestetizzare il gesto, uniformare il passo, cancellare la grazia. Oppure un equivoco, quello del comfort, che Blahnik rivendica nei suoi tacchi, studiati per essere indossabili e non per essere evitati.
Lusso travestito da casual
Ancora più dura è la sua posizione sulle sneakers di lusso. Quelle firmate dai grandi designer, spesso vendute a cifre da haute couture, sono per Blahnik “ancora peggiori”. Non per la qualità, ma per l’idea che veicolano: una confusione tra status e stile, tra prezzo e progetto. E in un momento storico in cui il lusso cerca nuove definizioni – tempo, artigianato, intimità – l’ostentazione casual sembra fuori tempo massimo. Forse è davvero finita l’epoca in cui le sneakers dominavano ogni silhouette. Per oltre quindici anni hanno monopolizzato il paesaggio urbano e della moda. Ovunque, sempre, con tutto. Diventate nel tempo passepartout globale, si sono trasformate velocemente nel feticcio democratico del comfort. Anche per via della pandemia, che ha costretto la moda a ripensare abitudini, spazi e priorità, spingendo il guardaroba verso una maggiore funzionalità. Un’era in cui la comodità ha preso il sopravvento sull’estetica.
È finito il dominio?
Oggi però il dominio delle sneakers sembra vacillare. Almeno quello degli innesti col lusso. Anche se qualcuno ci crede ancora. Valentino, per esempio, ha da poco presentato una collab con Vans, rileggendo insieme al marchio di scarpe un modello iconico. Sulle passerelle, invece, qualcosa è cambiato. Sono tornati i mocassini, le slingback, le décolleté e il passo si è lentamente riallineato al gesto, alla postura, all’intenzione. Questo vuol dire che la sneaker è scomparsa? No, ma ha smesso di essere l’unica risposta, in un mercato che prova a cambiare pelle.
Foto Manolo Blahnik
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