Due episodi, due marchi globali, un problema che si ripete. Prima era toccato a Prada. Che durante la Milano Fashion Week Uomo aveva presentato un paio di sandali che richiamavano i chappal indiani, scatenando la reazione delle autorità del Maharashtra. Poi, ad agosto, Willy Chavarria e Adidas hanno lanciato le slip-on “Oaxaca”, ispirate ai sandali huarache messicani, senza coinvolgere le comunità locali. In entrambi i casi, le aziende hanno chiesto scusa e promesso dialogo. Ma il punto resta. La moda s’appropria senza chiedere permesso, guardando alle culture locali come a un archivio da cui attingere.
La moda s’appropria senza chiedere permesso
Ad agosto Willy Chavarria ha presentato una sneaker ispirata alle huarache messicane e battezzata “Oaxaca”, in collaborazione con Adidas. Il modello, mostrato al Museo d’Arte di Porto Rico, ha subito sollevato critiche per l’uso del nome dello stato messicano, noto per la produzione artigianale di sandali in pelle. Il problema? La scarpa, oltre ad ispirarsi alle calzature locali, era prodotta in Cina, senza alcun coinvolgimento degli artigiani locali. Le istituzioni messicane hanno subito reagito con fermezza. La presidente Claudia Sheinbaum, per esempio, ha denunciato il comportamento delle grandi aziende, accusandole di sfruttare idee e prodotti delle comunità indigene. Solo la settimana scorsa Adidas ha fatto mea culpa avviando un dialogo con i rappresentanti di Oaxaca, mentre Chavarria ha diffuso tramite WWD una nota di scuse, riconoscendo di non aver rispettato il valore culturale del nome e promettendo azioni concrete per rimediare.
Prada e il precedente indiano
Qualche mese prima anche Prada era incappato in un errore simile. Il marchio aveva presentato a Milano un paio di sandali dal design molto simile ai chappal di Kolhapuri, calzature tradizionali indiane realizzate a mano da secoli. Il dettaglio dell’anello intorno all’alluce e la fascia in cuoio hanno subito attirato l’attenzione, e la Camera di commercio del Maharashtra ha chiesto al brand di riconoscere pubblicamente l’ispirazione e di collaborare con gli artigiani locali. Dal canto suo Prada ha risposto ammettendo il riferimento ai modelli tradizionali del Maharashtra e del Karnataka, dichiarando di voler avviare un dialogo con le comunità artigianali e di essere in contatto con le autorità indiane. Un passo importante, ma arrivato solo dopo le polemiche. Due casi diversi, ma un messaggio comune: l’appropriazione culturale continua a riaffiorare come un difetto strutturale nel sistema moda, che ancora fatica a trasformare l’ispirazione in collaborazione autentica.
Foto Prada e Willy Chavarria
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