L’arrivo di Jonathan Anderson alla direzione artistica di Dior era nell’aria ma ha sorpreso molti. Non solo per il tempismo, ma soprattutto per la portata della nomina: è la prima volta che la maison affida donna, uomo e haute couture a un unico direttore creativo. A spiegare le ragioni di questa scelta è Delphine Arnault, CEO del marchio francese, in un’intervista al Corriere della Sera in cui racconta del rapporto decennale con lo stilista nordirlandese, il loro primo incontro e la visione condivisa per il futuro del marchio. Un dialogo che rivela intuizione, stima reciproca e strategia a lungo termine. Caratteristiche che hanno portato ad affidare ad Anderson le chiavi di Dior.
Le chiavi di Dior
Delphine Arnault racconta di aver incontrato Jonathan Anderson quattordici anni fa. “Mi avevano consigliato di vedere il suo lavoro, e sono andata nel suo showroom vicino alla Gare du Nord, semplicemente. Un piccolo appartamento, lui era solo. Già allora era brillante, con una grande visione. Poi LVMH ha investito nel suo brand, e quando si è aperta la posizione in Loewe abbiamo pensato subito a lui. Da allora non abbiamo mai smesso di parlarci”, ricorda Arnault. Un rapporto costante, quindi, alimentato dalla fiducia e dal confronto. In undici anni, continua la CEO, ha trasformato Loewe, una maison fondata nel 1846, in un punto di riferimento per la moda contemporanea. “Era un ambiente più piccolo di Dior, certo, ma dove si occupava di tutto, uomo e donna”, sottolinea Arnault. L’esperienza accumulata, unita a una creatività iperattiva e coerente, ha reso Anderson il candidato naturale per un ruolo tanto ambizioso quanto inedito. E, nonostante le numerose offerte ricevute, ha scelto di restare nel gruppo: “Ha scelto di restare “a casa”.
Il candidato ideale
Oltre alla stima professionale, con il designer è emersa una profonda sintonia di visione. Jonathan Anderson, racconta ancora Arnault, ha studiato gli archivi Dior con attenzione, trovando in monsieur Dior punti in comune sorprendenti: l’amore per i fiori, l’arte, la superstizione, persino un approccio simile alla creatività. “È consapevole di essere l’ottavo direttore creativo della maison e vuole ispirarsi a tutti i suoi predecessori”. In più, Anderson produrrà moltissimo, data la mole di lavoro ed è anche vicino alla nuova generazione, visto che per lui i social sono un linguaggio naturale. Una scelta, quella del nuovo direttore creativo di Dior, condivisa anche con Bernard Arnault, presidente di LVMH, a testimonianza dell’importanza strategica della nomina. E un debutto, atteso il 27 giugno, che si preannuncia come un punto di svolta. Sempre all’insegna della creatività perché bisogna “lasciare ai creativi lo spazio di essere sé stessi”.
Foto LVMH
Leggi anche: