I tanti cambi di stilisti degli ultimi tempi sono allo stesso uno dei fattori della congiuntura negativa del fashion system, nonché uno dei motivi di speranza nel prossimo futuro. Sembra paradossale, ma è così che la pensa David Fischer (in foto), fondatore e CEO di Highsnobiety. Ora che fa i conti con la crisi (dopo 18-19 anni in continua crescita), la piattaforma editoriale-commerciale-culturale della moda guarda con rammarico ad anni troppo caotici e con speranza a un futuro (si spera) di ordine.
I tanti cambi di stilisti
Confidandosi con TextilWirtschaft, testata appartenente allo stesso network di Fashion Magazine, Fischer spiega che i motivi della crisi sono tanti. E li conosciamo bene: l’instabilità geopolitica, la gestione dei prezzi, le ombre del caporalato. Ma c’è anche un consumatore che ha cambiato attitudine. Prima fare shopping era diventato “uno sport”, ora il pubblico ha “altre cose per la testa” e, in un momento tanto teso, “non vuole più indossare loghi”. Ecco, è in questo contesto che i continui company shake-up non hanno aiutato: “È molto difficile essere fan di un marchio – osserva Fischer – quando ogni due anni entra ed esce un nuovo direttore creativo”. Ma è anche la cornice nella quale di novità c’è bisogno. “In nuovi incarichi c’è sempre del potenziale. È sempre negativo, invece – continua – quando si verifica una certa stagnazione perché un marchio non riesce a trovare un nuovo designer, ma si sa già che quello precedente è praticamente fuori gioco”. Le attenzioni di tutti, non solo le sue, sono sulla buona riuscita dei nuovi corsi stilistici nei grandi brand. Fischer predica ottimismo: “Mi interessa la creatività e credo che la creatività ci riporterà tutti indietro” a tempi migliori.
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