Il viaggio di Trotter da Bottega Veneta inizia da pelle e archivi

Il viaggio di Trotter da Bottega Veneta inizia da pelle e archivi

In una stagione di debutti quello di Louise Trotter da Bottega Veneta è uno dei più attesi. Non solo per il peso di guidare una delle maison più emblematiche del lusso italiano, ma perché subentra al suo predecessore, Matthieu Blazy, il cui lavoro negli ultimi anni ha saputo consolidare e innovare l’identità del marchio unendo passato e futuro. Ecco quindi che il viaggio di Trotter da Bottega Veneta partirà proprio da pelle e archivi. La prima donna alla guida creativa del marchio ha scelto di cominciare calandosi nell’anima del marchio attraverso il suo elemento più iconico: la pelle. La prima collezione è ancora top secret, ma Trotter ha lasciato intendere qualcosa in un’intervista a Vogue Business. Una riscrittura delicata, senza fratture, fedele alla storia.

Il viaggio di Trotter da Bottega

Per entrare davvero nello spirito di Bottega Veneta, Louise Trotter ha scelto di partire dal cuore storico della maison, Montebello Vicentino. A Montebello, tra gli artigiani e gli archivi, ha intrapreso un percorso di immersione lenta e rispettosa. “Guardavo pezzi di decenni fa e li desideravo ancora”, racconta. Un segno, per lei, che l’identità del marchio è solida, viva, capace di attraversare il tempo senza perdere rilevanza. Il suo metodo è chiaro: apprendere prima di trasformare, osservare prima di agire. Trotter parla di un dialogo tra sistemi consolidati e interventi personali, in cui ogni modifica nasce da una profonda comprensione. Costruisce sul passato, ma non ne è mai prigioniera. Un equilibrio che potrebbe diventare la cifra del suo lavoro.

 

 

Pelle come estensione del corpo

E poi il rapporto con la pelle, che per Bottega Veneta non è mai stata solo materiale ma un linguaggio, a partire dal celebre intrecciato. Inclinato in diagonale per ammorbidire le forme, sarà al centro anche del lavoro di Trotter. Ma anche una nuova idea di accessori, visto che le borse dovranno essere percepite “come un’estensione della persona“. La pelle non più solo come struttura o decoro, quindi, ma movimento, sensazione, intimità. L’era di Louise Trotter da Bottega Veneta, tra l’altro, si era aperta a fine maggio quando il marchio aveva festeggiato i 50 anni dell’intrecciato con “Craft is our language”. Una campagna incentrata sulle mani e sui gesti artigianali, veri protagonisti del processo creativo. Attraverso immagini e video che ritraevano testimonial e amici della maison, il progetto esplorava il valore universale dell’intrecciato e del fare manuale. (dc)

Foto Kering e Bottega Veneta

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