Le crisi politiche rovinano la ripresa. Capasa (CNMI): “Cina fondamentale. D&G può rialzarsi dallo scivolone”

Brexit, i nuovi dazi annunciati a ritmo quotidiano dagli USA di Donald Trump, ora anche Parigi e la Francia a ferro e fuoco: le crisi politiche proiettano incertezze sul 2019 della moda italiana. Per una filiera che esporta l’80% del suo prodotto, è un contesto negativo”. Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, avvisa: la ripresa del fashion made in Italy, il cui fatturato aggregato nel 2018 (89,2 miliardi di euro) cresce sul 2017 (previsione +2,3%) e torna ai livelli pre-crisi, potrebbe già conoscere una battuta d’arresto. I dati elaborati da CNMI e divulgati nel corso della presentazione (nella foto) della prossima edizione di Milano Moda Uomo (11-14 gennaio 2019) già registrano il primo rallentamento: mentre nei primi 8 mesi dell’anno l’export ha continuato a crescere, non tanto verso l’Europa (+0,1%) quanto verso il resto del mondo (+6,1%), nell’ultimo trimestre “le attese per l’andamento degli ordini sono tornate ad essere negative, prospettando un inizio 2019 incerto”, recita il documento. Tra i mercati di riferimento, la Cina si conferma interlocutore fondamentale della filiera italiana: nel periodo gennaio-agosto la Repubblica Popolare e Hong Kong hanno accolto da sole il 10% circa di tutto l’export nostrano. “Pechino apprezza la nostra moda e la nostra cultura – commenta Capasa –. Per questo sono sicuro che Dolce & Gabbana si sta già riprendendo dallo scivolone dello scorso mese. Il web è una risorsa, ma può diventare molto pericoloso se non maneggiato bene. Da D&G hanno chiesto scusa: per il loro lavoro e il ruolo di ambasciatori del made in Italy svolto fin qui, si risolleveranno”. (rp)

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