L’intellettuale debutto di Vitale per Versace, Tod’s e i dettagli

L’intellettuale debutto di Vitale per Versace, Tod’s e i dettagli

Giro di boa alla Milano Fashion Week, che ieri è entrata nel vivo con un momento di svolta: l’intellettuale debutto di Vitale per Versace, il primo dopo l’acquisizione da parte di Prada. Una collezione, quella del designer campano, che rinuncia all’iconico oro per esplorare il corpo, scavando nelle fondamenta della maison e restituendo una sensualità più essenziale e viscerale. Il tutto all’insegna della pelle, e non solo negli accessori. Tod’s sceglie invece la via della precisione, celebrando l’eccellenza artigianale italiana con una sfilata sobria, che parla il linguaggio del dettaglio. Marco Rambaldi porta in passerella la sua “Gioia Radicale” a Lineapelle Designers Edition. Un manifesto sentimentale che trasforma la vulnerabilità in potere, con abiti che sembrano messaggi.

L’intellettuale debutto di Vitale per Versace

La prima di Dario Vitale, ex head designer di Miu Miu, era forse lo scoglio più arduo di questa settimana della moda. E, così, sparigliando le carte, in passerella è arrivato un Versace tutto nuovo, diverso da quello visto negli ultimi venti anni. Vitale ha scelto un approccio concettuale, ma mai astratto, “un viaggio che inizia dall’archivio, che va oltre l’abbigliamento, connettendosi con un sentimento, un atteggiamento, un modo di essere”. Poco attento a codici visivi ripetuti, ma più interessato alla sostanza. Nella Pinacoteca Ambrosiana, la sfilata si trasforma in un rituale carnale, dove l’essenza della maison viene scandagliata a fondo. Il sesso è protagonista, “non solo come estetica, ma come fattore che condiziona un modo di essere”. Tant’è che uno dei punti di contatto col fondatore è lo studio del corpo. In passerella Vitale manda capi che mischiano pelle e denim, sartoriali ma pensati per la vita di tutti i giorni. Anzi, che giocano con la pelle. Non a caso, Vitale l’aveva detto in un’intervista a Vanessa Friedman del New York Times. Alla domanda “lino o seta?” aveva risposto pelle. Il risultato è sicuramente un Versace in divenire, che abbandona la patina per abbracciare la realtà. Un risveglio amaro per chi si aspettava barocchi, ma forse l’unico modo per salvaguardare l’identità della Medusa.

 

 

La precisione meticolosa di Tod’s

Alla Fondazione MAC, Tod’s presenta invece una collezione sobria e rifinita, dove è l’artigianato il protagonista assoluto. Dodici artigiani realizzano dal vivo versioni color vaniglia del celebre mocassino Gommino, lo stesso tono della passerella e dei divanetti in pelle scamosciata. Matteo Tamburini, il direttore creativo, gioca con una sinfonia di pellami – agnello, camoscio, cuoio grezzo – che diventano tubini essenziali e giacche Pashmy raffinate. Una collezione chiaramente improntata alla maestria di Tod’s, che sceglie di rimanere uguale (e fedele) a sé stesso.

La gioia radicale di Rambaldi

Marco Rambaldi porta alla Lineapelle Designers Edition la sua visione del mondo. Un invito a vivere con intensità, a cercare il contatto umano anche quando tutto sembra spingerci verso l’isolamento. I capi raccontano battaglie quotidiane: ricami, patchwork, tessuti vissuti. Ma brillano di leggerezza e desiderio di festa. La pelle, ancora protagonista, diventa racconto”, nei pantaloni, nelle canotte, nella nuova Femminella Bag. Gli abiti sembrano usciti da una fiaba urbana, dove l’innocenza è forza. Un’estetica radicale e sentimentale, che trasforma la rabbia in bellezza e la vulnerabilità in potere.

Foto Versace e Tod’s

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