Per Intesa la filiera della pelle è tra le note liete del 2020

Per Intesa la filiera della pelle è tra le note liete del 2020

Ferita dal Coronavirus, ma in grado di reagire quando ne ha le opportunità. La moda italiana nel 2020 ha mostrato capacità di resilienza, osservano dall’ufficio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Lo dimostra “l’ampio avanzo commerciale, pari a circa 15 miliardi di euro” che si registra “nei primi dieci mesi” dell’anno. Tra le note liete si inserisce la filiera della pelle. Già, perché mentre altri settori del fashion system, come il tessile e l’oreficeria, hanno sofferto più di altri, l’export della pelle e dell’abbigliamento ha conosciuto trend superiori alla media anche in momenti complessi, come lo scorso novembre.

Il rimbalzo

Il rimbalzo dell’attività economica tra maggio e settembre e la capacità di cogliere questo andamento sono segnali incoraggianti di competitività del tessuto produttivo italiano”, spiega Sara Giusto, del team della direzione Studi di Intesa Sanpaolo, a L’Economia. A trainare l’export delle aziende della moda tra fine estate e inizio autunno sono stati soprattutto i mercati asiatici. Il fatturato estero in Cina ha conosciuto il +54% medio a settembre e il +11% a ottobre, mentre quello in Corea ha conosciuto negli stessi mesi rispettivamente il +10% e il +7%.

Le note liete

La mini-ripresa, iniziata a fine primavera, ha consentito di attenuare le perdite dei primi due trimestri. E non si è davvero fermata con la seconda ondata. Qui si inserisce la positività della pelle. Perché a novembre l’export della moda ha conosciuto il +29,3% medio. Ma con punte “del +34,3% per la filiera della pelle – si legge – e del +44,1% per l’abbigliamento. Grazie a questi risultati, il bilancio del periodo gennaio-novembre è solo di poco negativo (-6%) per l’export di abbigliamento e filiera della pelle diretta in Cina”. E ora? “Il rimbalzo atteso nel 2021 sarà diffuso – risponde Giusto –. Il maggior contributo alla crescita mondiale è previsto arrivare da Asia e USA”. La ripartenza si vedrà “a partire dal terzo trimestre – conclude –, grazie alla crescente immunizzazione della popolazione nei Paesi avanzati”.

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