Se l’archivio non basta più: come la moda sta ripensando il futuro

Se l’archivio non basta più: come la moda sta ripensando il futuro

Negli ultimi debutti alle fashion week di Milano e Parigi una parola ha dominato recensioni e commenti: archivio. Un termine che, da risorsa preziosa, rischia di trasformarsi in un boomerang. Perché se l’archivio è memoria, legittimazione e patrimonio, non può diventare un paravento dietro cui nascondere l’assenza di idee. La vera partita dell’identità di una maison si gioca altrove: nei codici, in quei segni invisibili e dinamici che raccontano la continuità di un marchio. È lì che si decide se un brand rimane vivo o si fossilizza. Ne abbiamo parlato nell’articolo “L’archivio non basta più” sul mensile di novembre La Conceria.

Se l’archivio non basta più

Ogni nuovo direttore creativo sembra costretto a citare l’archivio per ottenere credibilità. Pierpaolo Piccioli, al debutto da Balenciaga, ha riportato in vita l’universo di Cristóbal, non solo nei tagli e nei tessuti ma anche nel rigore e nella ritrosia verso un sistema moda troppo ancorato al passato. Jonathan Anderson, alla guida di Dior, ha ripercorso la storia della maison cogliendone lo spirito più che i singoli capi, mostrando in passerella non solo la Bar Jacket ma l’essenza di Dior dal 1947 a oggi. Eppure, quando l’archivio diventa un timbro da apporre, perde potenza: da detonatore creativo si trasforma in decorazione. In un sistema fluido come quello attuale, questa legittimazione rischia di diventare vincolo, confinando il marchio in una stanza troppo stretta.

 

 

Codici come nuova identità

La vera sfida diventa quindi distinguere l’archivio dai codici. L’archivio è statico, memoria da custodire; i codici sono dinamici, si contaminano, si evolvono. Matthieu Blazy, al debutto da Chanel, ha mostrato come i codici possano essere riscritti, trasformandoli in elementi vivi e contemporanei. Reinventare un colletto, tradire una proporzione, contaminare un dettaglio: sono gesti che mantengono leggibile l’identità pur cambiandone i connotati. In questo equilibrio si gioca il futuro delle maison. Non basta citare il passato: occorre risignificarlo, farlo diventare quadro e non cornice. Solo così l’archivio torna a essere riferimento e non prigione, mentre i codici diventano il vero linguaggio con cui raccontare nuove storie.

Per sfogliare il sommario di “Se son debutti, fioriranno” clicca qui

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