Strategia o appiattimento? Archivio o innovazione? Per anni ci siamo chiesti se la moda dovesse guardare avanti o tornare indietro. Oggi la risposta è chiara: il passato – stando a quello che abbiamo visto in passerella – è diventato il presente. I brand stanno rovistando nei propri archivi, riportando in vita capi iconici, borse cult, stivali e vestiti che profumano di anni ’90 e primi 2000. Non è solo nostalgia, ma forse una strategia. E funziona, soprattutto con la Gen Z, che non ha vissuto quegli anni ma li idealizza, li colleziona, li indossa. Un tema, quello degli archivio e della loro onnipresenza, che abbiamo affrontato anche sul numero di novembre de La Conceria.
Strategia o appiattimento?
Come sottolinea BoF – The Business of Fashion, negli ultimi anni, il mondo della moda ha riscoperto una miniera d’oro: il proprio archivio. Sempre più brand, da Mulberry a Banana Republic, stanno riportando in vita capi iconici del passato o vendendo direttamente pezzi vintage originali. Questa strategia, che non è solo una celebrazione della propria storia, rappresenta un modo efficace per riconnettersi con i consumatori, soprattutto con la Gen Z, affascinata da estetiche retrò e dalla sostenibilità del secondhand. L’archivio diventa così non solo fonte di ispirazione, ma anche leva commerciale e culturale. Che poi è la strategia che, in salse diverse, tutti i marchi di sneaker stanno mettendo in atto da anni.
Nostalgia o autenticità
Mulberry, per esempio, ha capito il potenziale di questo trend rilanciando la borsa Roxanne che ha conquistato sia clienti storici che nuovi acquirenti, dimostrando come un prodotto d’archivio possa generare un dialogo intergenerazionale. Allo stesso modo, Banana Republic ha lanciato una piattaforma dedicata ai suoi capi d’epoca, curata da esperti come Marcus Allen, che ha trasformato la narrazione del brand in un viaggio visivo e emozionale. L’archivio, quindi, non solo come collezione di oggetti, ma come racconto alternativo.
Ma anche una prigione?
Tuttavia, ed è questo il tema, l’ultimo giro di sfilate – da Milano a Parigi – ha fatto nascere una serie di interrogativi. Quanto può un brand spingersi indietro nel tempo? Esiste il rischio concreto che l’archivio (se non rieditato e se non portato nel contemporaneo) diventi una prigione? Abusare del passato potrebbe quindi diventare pericoloso. BoF cita il caso di Nike, che negli ultimi anni è indietreggiato rispetto ai competitor. Puntando solo su riedizioni aggiornate il minimo, il colosso ha infatti perso slancio creativo e ora è costretto ad inseguire. E visto che il tema è più attuale che mai, abbiamo deciso di dedicargli un’intera analisi sul numero di novembre de La Conceria, intitolato “Se son debutti, fioriranno”. In distribuzione dalla seconda metà del mese, è focalizzato sui cambiamenti stilistici che l’industria della moda ha fronteggiato e a che punto sono arrivati i marchi nel riassetto delle direzioni creative. La rivista in formato cartaceo è riservata agli abbonati e la versione digitale è consultabile da qui.
Foto Mulberry
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