Con la scomparsa di Giorgio Armani si chiude un capitolo fondamentale della moda italiana. Fondatore dell’omonima maison nel 1975, Armani ha ridefinito il concetto di eleganza con uno stile essenziale e rigoroso. Il suo nome è spesso associato a giacche destrutturate, tonalità neutre e tessuti fluidi. Eppure, c’è un capitolo poco noto della sua storia: il rapporto con la pelle. Non tutti sanno che proprio la pelle ha segnato il suo debutto da stilista indipendente, in una collezione che oggi suona come un manifesto dimenticato. Ma che allora era già avanguardia. È lì che prende forma il primo gesto in pelle di Armani, un’intuizione che anticipa la sua rivoluzione estetica.
Il primo gesto in pelle
Armani muove i primi passi nel mondo della moda lavorando per Nino Cerruti, dove affina il suo stile e la sua visione. Ma è nel 1974 che arriva il punto di svolta. Prima ancora di fondare la sua maison, firma infatti la sua prima collezione da freelance: Armani by Sicons. Una linea dedicata esclusivamente alla pelle, nata dalla collaborazione con Sicons, azienda specializzata in cuoio e nappa. In un’epoca dominata da sartorie rigide e silhouette ingessate, Armani rompe gli schemi. È in quel momento che comincia a svelare al mondo la sua firma stilistica. In quella prima collezione propone giacche morbide, trench destrutturati e pantaloni in pelle scamosciata. Talvolta Armani sceglie la pelle senza fodere né cuciture visibili, così da trasformarla in un materiale scultoreo.
Seconda pelle
Nella collezione autunno-inverno 1981 Armani la sceglie ancora una volta, perché “la pelle ha sex appeal, cade e si modella sul corpo come una seconda pelle” dice lo stilista in una nota. Una filosofia che anticipa quella rivoluzione estetica destinata a esplodere l’anno successivo con la nascita della Giorgio Armani S.p.A. La pelle, in questa fase, non è un materiale casuale per Armani. È il mezzo con cui lo stilista inizia a parlare di sensualità maschile e femminile, di potere silenzioso, di eleganza urbana. Il primo passo verso un’estetica che cambierà il volto della moda internazionale. Ed è in pelle anche la giacca con cui Armani appare sulla copertina del Time nel 1982, primo stilista italiano a ottenere il prestigioso riconoscimento.
L’evoluzione stilistica
Da Armani by Sicons in poi, la pelle ha continuato a intrecciarsi con il vocabolario stilistico dello stilista, con discrezione, ma costanza. Se all’inizio è il materiale attraverso cui Giorgio Armani compie il suo primo gesto creativo, negli anni ’80 la pelle assume un ruolo più audace. Diventa protagonista del power dressing con giacche in pelle nera, trench minimalisti e pantaloni in camoscio che accompagnano l’ascesa di Armani come icona globale. Negli anni ’90 e 2000, la pelle si evolve. Si fa più tecnica, più sofisticata. Appare nei dettagli, negli accessori, nei capispalla. Nella linea Emporio Armani, in particolare, diventa elemento distintivo di giacche biker, borse e sneakers, mantenendo sempre quell’equilibrio tra eleganza e modernità. Non il primo pensiero quando si parla di Giorgio Armani. Ma la pelle è stata il suo primo gesto stilistico. E forse, proprio per questo, merita di essere ricordata come il materiale che ha dato forma al mito.
Foto Archivio Armani
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