Brexit (per ora) non aiuta: retail britannico con l’acqua alla gola. Fallimenti: +20%. 26.000 i licenziamenti

Probabile che l’effetto Brexit, ammesso che ci sia, si vedrà nei prossimi mesi. Per ora, infatti, il retail britannico si lecca dolorosissime ferite, che il CRR, Centre for Retail Research, quantifica nell’aumento del 20% per quanto riguarda il numero delle insegne fallite nel 2016, e in licenziamenti pari a 26.000 unità, in crescita esponenziale rispetto ai 6.800 del 2015. 30 i fallimenti di medio/grandi dimensioni, 1.504 i negozi di piccoli dimensioni che hanno chiuso i battenti (il doppio dell’anno precedente). Secondo CRR, a subire maggiormente questa crisi è stata la moda. Il centro di analisi londinese cita casi “illustri”: da BHS (11.000 dipendenti) a American Apparel, Banana Republic, The Ness Chain, Store Twenty One, Ben Sherman, Brantano, Austin Reed, Debenhams Retail, Atterley, Blue. Ad essi, si aggiungono i crolli dei department store Austins of Derry, Beales, McEwans of Perth. CRR trova, comunque, un dettaglio (per certi versi) rassicurante: è andata peggio nell’anno orribile 2008, quando a fallire furono 54 insegne, chiusero 5.793 negozi e oltre 74.000 persero il lavoro.

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