I calzaturifici cinesi hanno un problema: la fuga di operai. “In 8 mesi cambia tutto il personale”

Alla conferenza “Footwear Productivity” organizzata dalla federazione statunitense dei commercianti di calzatura, FDRA, è intervenuto anche Patrick McKeller, vice presidente di Elevate Global, azienda statunitense di consulenza con base ad Hong Kong che si occupa di massimizzare la produzione industriale. “La Cina presenta il panorama manifatturiero con la peggiore percentuale di mantenimento della forza lavorativa nel calzaturiero – ha spiegato McKeller –, dove l’abbandono dell’operaio varia dall’8% al 15% su base mensile. Abbiamo assistito a situazioni in cui entro otto mesi la fabbrica ha dovuto sostituire l’intero parco operaio. Una delle soluzioni principali è quella di assumere, o mantenere, i capi settori, i quali svolgono un ruolo determinante nell’influenzare l’operaio, soprattutto durante il suo primo impatto, quello dell’addestramento. Ma sono anche coloro i quali interagiscono costantemente con loro e che determinano condizioni sostenibili, o meno, di lavoro. Non solo occorre prestare attenzione a queste figure, ma anche sul numero dei capi settore, che devono avere la possibilità di lavorare in condizioni di minor stress possibile e destinare più tempo agli operai di cui sono responsabili. In alcuni casi abbiamo notato che quello che alla fabbrica mancava maggiormente, era una figura di capo settore”. (pt)

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