Nel dicembre 2013 l’azienda di calzature marchigiana aveva fatto domanda di concordato preventivo al tribunale di Macerata. Adesso Cesare Paciotti è pronta al rilancio. Il 2016 sì è chiuso con un fatturato in crescita del 5% (25 milioni di euro) e per il 2017 si prevede un aumento simile, con un ebitda positivo per circa un milione. La strada della ripartena è passata dall’articolo 182 bis della legge fallimentare, che contempla la presentazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti stipulato con i creditori che rappresentino almeno il 60% dei debiti dell’azienda. Nel caso di Paciotti ha superato il 90%, appoggiandosi a cinque banche diverse. “Abbiamo passato quattro anni molto difficili, questa crisi ha segnato profondamente la mia famiglia e le persone che lavorano per noi da tanto tempo. Ma ne usciamo più forti, anche grazie alla fiducia che ci hanno dimostrato i fornitori e le banche locali”, ha dichiarato l’ad Marco Calcinaro a Il Sole 24 Ore. La forza del brand è stata quella di continuare a “investire nelle collezioni e non interrompere la produzione. “Un’ostinazione che viene dall’essere un’azienda famigliare – spiega Calcinaro – Per questo e per rispetto verso le 150 persone che lavorano per noi direttamente e alle circa mille dell’indotto, abbiamo resistito”. Errore da non ripetere? Affidare il proprio business ad un unico Paese: “Fino al 2014 il nostro mercato più importante era la Russia”. L’obiettivo ora è di rafforzare la rete wholesale in Europa, guardando alla distribuzione in Asia e Cina, cercando partner locali affidabili. Verranno potenziate le collezioni di capispalla e accessori, in particolare le borse da donna, mentre le linee di calzature da bambino continueranno a essere date in licenza. (mvg)
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