Ribadendo quanto comunicato poche settimane fa, Axel Dumas, il 22 marzo, ha comunicato che la griffe di cui l’amministratore delegato, Hermés, non solo che nel 2016 chiuso il fatturato a 5,2 miliardi di euro, ma che anche i profitti della maison sono andati alle stelle: 1,1 miliardi di euro, in crescita del 13%. In un 2016 andato comunque “meglio delle aspettative” e in avvio di un 2017 “promettente”, Dumas ha sottolineato che a trainare la crescita è stata la performance degli accessori in pelle. In una situazione di diffusa positività, a Hermés resta un “sassolino nella scarpa”. Riguarda una causa che non riesce a vincere in Corea del Sud contro il brand locale Playnomore. I giudici della Corte Suprema della Corea del Sud, infatti, hanno rigettato in seconda istanza la richiesta di Hermés di impedire la vendita di due borse ispirate agli storici modelli Birkin e Kelly, su cui Playnomore ha applicato giocosi e fumettistici occhioni (nella foto). La prima sentenza, del 2015, accoglieva il reclamo della maison francese ritenendo che le borse “causavano confusione e violavano la legge nazionale sulla concorrenza ricreando molti dettagli delle nostre borse”. L’iniziale sentenza imponeva a Playnomore una multa di 80.000 euro, annullata in appello perché la Corte Suprema ha ritenuto che “la parziale copiatura del design non viola le leggi susulla concorrenza per via della caratteristica degli occhi applicati, elemento distintivo del prodotto e ragione della sua diffusione tra il pubblico che identifica la sua propria unicità ed estetica”. (pt)
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