La calzatura fermana chiede lo stato di crisi: “Servono soluzioni rapide, siamo una piccola Ilva”

L’arrivo di Matteo Renzi nel fermano (in programma domani) coincide con lo scoppio della crisi del settore calzaturiero locale, con le organizzazioni sindacali che hanno stimato 350-360 posti di lavoro a rischio, senza considerare l’artigianato e l’indotto. Tra le aziende coinvolte ci sono Zeis Excelsa, il gruppo Formentini, Daino Shoes, Silvano Sassetti, Elisabet, Errebi, Angelo Giannini e Alberto Guardiani. Inoltre dal 2000 al 2016 nelle Marche si sono persi 10.240 posti di lavoro nel comparto calzaturiero (7.000 circa nel fermano), mentre hanno chiuso i battenti 811 aziende. Il presidente di Confindustria Fermo, il calzaturiere Giampietro Melchiorri (nella foto), chiede agli imprenditori di unirsi e al Governo lo stato di crisi di settore. “La raccolta ordini di questa stagione produttiva non è stata tanto florida per farci uscire dalla crisi” ci ha detto lo stesso Melchiorri che, dopo aver parlato con i colleghi di Macerata, vuole “soluzioni mirate e rapide a cominciare dal riconoscimento della crisi di settore. Questa è la prima richiesta da avanzare alla politica. Bisogna far capire a Roma che siamo una piccola Ilva”. Per Andrea Montelpare occorre far seguire questa volontà da contenuti e progetti: “Sicuramente chiedere lo stato di crisi di settore è una richiesta nobile e meritevole di attenzione, ma occorre riempirla di contenuti. La crisi della calzatura è strutturale ed è diversa da un evento catastrofico naturale. Gli imprenditori devono unirsi? Va bene, ma per fare cosa? Occorre una riflessione seria e molto analitica che presuppone uno studio. Per aggredire nuovi mercati come la Cina? Non sono d’accordo. Francia e Germania ci hanno insegnato che occorre il supporto e l’azione incisiva del Governo. Andare da soli o in dieci in Cina non cambia nulla se non c’è il Governo. Unirci per acquistare insieme? Anche qui dipende cosa vogliamo acquistare. I servizi forse sì, i materiali è molto più complicato se tutti vogliamo essere unici e diversi l’uno dall’altro”. (mv)

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