“Made in Usa”, partono cause contro materiali e componenti d’importazione

Un cliente di Nordstrom ha citato a giudizio la catena di abbigliamento e il brand Adriano Goldschmied dopo aver accertato che la produzione avveniva negli Usa con materiali d’importazione e che l’identificazione del paese di provenienza era incompleta. David Paz, questo il nome del consumatore, “intendeva sostenere la manifattura e l’occupazione statunitensi”. La stessa azione legale è stata promossa qualche giorno dopo da un altro consumatore, Louise Clark, contro Citizens of Humanity e Macy’s. Un giudice della corte federale di Los Angeles ha dichiarato ammissibile la denuncia, aprendo così la strada al processo, perché il brand dichiarava il prodotto semplicemente come “made in Usa”. Le due marche puntavano sulla supremazia della legge federale, meno stringente di quella californiana, che obbliga a identificare il prodotto come “made in Usa con tessuti o componenti importate”. La norma nazionale della Federal Trade Commission prevede che l’uso dell’etichetta “made in Usa” implichi che il prodotto debba essere “quasi interamente di manifattura domestica”, ma non contempla espressioni alternative. (pt)

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