Più cari i materiali, ma più accessibili i prodotti: London Fashion Week al via con l’incognita Brexit

Ansia da Brexit per la London Fashion Week che, iniziata oggi con la presenza del premier britannico Teresa May (nella foto mentre riceve una delegazione di designer a Downing Street), terminerà martedì. Per ora sono 4 i marchi che offrono ai clienti la possibilità di acquistare i capi visti in passerella subito dopo i défilé: Burberry (alla prima di Christopher Bailey), Fyodor Golan, House of Holland e Topshop Unique. Sfilata unica, uomo e donna, per Aquascutum, Belstaff, Joseph e Teatum Jones. Saranno tre i nuovi brand (Huishan Zhang, Molly Goddard e Teatum Jones) e tre i ritorni (MM6 Maison Margiela, Versus Versace, “orfano” di Anthony Vaccarello, passato a Saint Laurent, e Vivienne Westwood). Sarà il primo evento londinese dopo Brexit e gli operatori hanno opinioni discordanti. Il designer Phoebe English ha sottolineato l’aumento del prezzo delle materie prime a causa della svalutazione della sterlina che viceversa “ha reso le collezioni più accessibili a livello internazionale attirando nuovi clienti” ha detto Kestin Hare. Sulla stessa linea Jenny Holloway, amministratore delegato del produttore londinese Fashion Enter. Lo stesso English ha però rimarcato la perdita di potenziali investitori esterni che ora sono molto più cauti negli investimenti nel Regno Unito. Fiduciosa Caroline Rush, capo del British Fashion Council che organizza l’evento: “La manifestazione è un’opportunità per dare la dimostrazione che Londra e il Regno Unito restano aperti al business e al commercio internazionale”. (mv)

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