La prima verità: a parlare male di qualcuno, quasi sempre si finisce per fare il suo gioco. La seconda: essere figlia di Donald Trump, in fin dei conti, conviene. Il caso del brand calzaturiero di Ivanka Trump è una palese dimostrazione di entrambe. Boicottata pubblicamente da alcuni retailer (Neiman Marcus, Nordstrom e Bergdorf Goodman), ostracizzata da un certo tipo di opinione pubblica, accusata di essere un esempio di delocalizzazione (in Cina e, in futuro, in Etiopia) mentre il padre è un paladino del protezionismo e dell’autarchia, difesa in modo ritenuto “inopportuno” dal padre attraverso Twitter, Ivanka si gode percentuale di crescita a dir poco sconvolgenti. Parliamo di ordini che, secondo la stampa britannica, a febbraio si sarebbero moltiplicato del 346% rispetto a gennaio e del 557% su base annua. Secondo gli addetti è “esplosione effimera, momentanea, risultato di una sovraesposizione volontaria e non solo, che ha trasformato la Ivanka Trump Collection in un fenomeno virale”. Quanto durerà?
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