Trump si insedia e i cinesi fanno i conti in tasca alla moda USA: “Sicuri che vi convenga?”

Ci siamo: il quadriennio di Donald Trump, con la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca di ieri, è ufficialmente iniziato. Una settima fa scrivevamo di come alcune griffe dell’alta moda stessero scendendo, in vista del nuovo corso protezionista, a patti con l’esuberante presidente repubblicano. Ma c’è anche chi, in attesa della celebrata “border tax” per le aziende statunitensi che reimportano beni prodotti all’estero, fa i conti in tasca al fashion system: i cinesi. Un’indagine del South China Morning Post avanza più di qualche dubbio sull’idea che la moda USA possa essere autosufficiente (e con profitto). Rielaborando dati del Commerce Department della Casa Bianca, il quotidiano sostiene che il 97% dei capi d’abbigliamento commerciati negli States sia fabbricato all’estero. Il legame con l’Asia in generale e con la Cina in particolare emerge chiaro e tondo dai numeri: sugli 82 miliardi di dollari di import USA di prodotti moda, 30 sono per merci in arrivo da Pechino, primo interlocutore commerciale seguito da Vietnam (11 miliardi) e Bangladesh (6 miliardi). Il South China Morning Post, pur prendendo per buono il dato dell’agenzia Reshoring Initiative (secondo cui gli USA possono arrivare a coprire la quota del 30% della produzione moda necessaria per il mercato interno grazie all’innovazione tecnologica automazione), si chiede allora se Trump possa permettersi scelte apertamente anti-cinesi come la nomina di due notori avversari di Pechino, Peter Navarro e Robert Lighthizer, alla presidenza del National Trade Council il primo e al US Trade Representative il secondo. La risposta implicita è no, mentre di fronte a eventuali dazi la domanda per le griffe, secondo la testata cinese, si ridurrà semplicemente a questa: ci conviene di più produrre in patria affrontando costi più alti, o continuare all’estero prendendo in carico la tax border? Dalla risposta balla un rincaro che, aggiungiamo noi, finendo nel prezzo al cliente, condizionerà il mercato. (rp)

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