Per cercare di incrementare le vendite, nel Regno Unito i prezzi delle scarpe continuano a scendere: -5,9% lo scontrino medio a marzo. Conseguenza: le insegne in difficoltà fanno ancora più fatica. E i consumi, comunque, non decollano. Anzi. Dopo Brantano e Jones, infatti, anche i negozi del brand Clarks hanno registrato un crollo dei profitti pari al 65% che ha portato alla “revisione strategica” dei 550 punti vendita presenti nel Regno Unito e preventivando “la possibile chiusura di alcuni”. La maggior parte delle scarpe Clarks vengono prodotte all’estero e reimportate: il deprezzamento della sterlina ha fatto aumentare il loro costo in Dogana. Il che, sommato alla generalizzata situazione del retail britannico, non lascia grandi speranze. Almeno per ora. n base al report BRC-KPMG, infatti, a marzo, per il terzo mese consecutivo, le vendite hanno perso terreno, nonostante il ribasso dei prezzi. I retailer calzaturieri tradizionali sono in difficoltà, penalizzati dalla sneaker (che viene comprata negli store sportivi), dai negozi di total look (che ormai vendono ampie collezioni calzaturiere), dall’online. C’è, comunque, chi riesiste. Tra questi: Kurt Geiger, Public Desire, Soletrader, Schuh e Deichmann. (mv)
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