Assopellettieri: il Governo ci sostenga o finiremo in mano estera

Assopellettieri: il Governo ci sostenga o finiremo in mano estera

La borsa italiana è a un bivio. Il Covid è stato uno choc capace di mandare in fumo gli ultimi tre anni di crescita. Ora, ammonisce Assopellettieri, o il Governo sostiene il settore, o le imprese finiranno in mano estera. È l’allarme del presidente Franco Gabbrielli (nella foto). “Il nostro Paese non può permettersi di perdere competitività internazionale – è il messaggio affidato a una nota –. E neppure che le nostre aziende finiscano nella mani di gruppi stranieri perché il nostro sistema non è riuscito a garantire loro il giusto supporto. Stiamo rischiando di perdere il controllo del saper fare, della tradizione, della cura dei dettagli e del gusto. Valori che hanno fatto la nostra storia e ci hanno resi famosi, rispettati e anche imitati in tutto il mondo”.

In mano estera

Assopellettieri, sigla che aderisce a Confindustria Moda, non ha intenzione di rimanere con le mani in mano. “La nostra associazione si sta battendo per portare questo messaggio alle istituzioni – spiega Gabbrielli – e per promuovere soluzioni industriali d’impatto per tutto il sistema. Una, in particolare, sarà presentata in occasione dei prossimi Stati Generali della Pelletteria, di cui spero di annunciare la data a breve”. L’interlocutore, va da sé, è Palazzo Chigi: “La pelletteria merita molto di più e ogni singola azienda sta lottando per rimanere in piedi e trovare nuove soluzioni di sviluppo – tuona il presidente dell’associazione di categorie –. Anche il Governo deve, però, fare di più e considerare centrale per il Paese il ruolo del sistema moda, cosa che ad oggi in pochi hanno fatto”.

 

 

L’impatto del Covid

L’impatto del Covid dà la misura dell’urgenza. “Il 2020 ha presentato il conto, facendoci chiudere l’anno con un crollo del fatturato di circa il 37% rispetto al 2019 e una riduzione della quota di export del 25,5% – argomenta Gabbrielli –. Se andiamo ad analizzare i dati in maniera più approfondita, il rammarico cresce ulteriormente considerando che, quanto all’export, il settore era in serie positiva dal 2009, mentre la pandemia ci costringe ora ad un balzo indietro di tre anni. Il nostro settore vive di export e abbiamo la necessità, ora più che mai, che siano attuate politiche che consentano alle aziende di tornare presto ai valori pre-Covid”.

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