E ora l’e-commerce: dopo un 2016 positivo (28 milioni di fatturato), Bianchi e Nardi investe sull’online

Alligatore americano, coccodrillo africano, struzzo sudafricano, pitone malese e iguana della Nuova Guinea. Un mappamondo di pellami pregiati per le borse “senza tempo” di Bianchi e Nardi 1946, pelletteria con sede a Scandicci, che da tre generazioni produce per le maggiori griffe e da alcuni anni per un proprio brand. Con una produzione che va dalle 60.000 alle 100.000 borse l’anno, l’azienda ha chiuso il 2016 con un fatturato di 28 milioni di euro con un Ebitda del 12% e anche per il 2017 si attende un risultato in linea con il successo dell’anno appena archiviato. Alla guida della società cinque soci, eredi delle due famiglie, tutti giovanissimi (età media 35 anni), come giovani sono i 105 dipendenti della società. A questi si aggiungono 25-30 laboratori artigianali conto terzisti tutti made in Italy, che si collocano nel raggio di 10 km per il 70% della produzione. Spostarsi all’estero per abbattere i costi? “Non lo hanno fatto i miei genitori e non lo farò mai io. La qualità e la ricerca della perfezione vengono prima di tutto. Sono la nostra garanzia” rispondono dall’azienda. Tra le varie fasi della lavorazione delle pelli, Bianchi e Nardi è particolarmente forte nella agatatura, ovvero un processo di lucidatura del coccodrillo realizzato con quarzo di agata. Accessori preziosi che trovano il loro mercato di riferimento in Asia, Stati Uniti e Medio Oriente. L’Italia pesa per il 30%. In Europa: Amsterdam e Zurigo, dove la clientela spende di più. Il 12 giugno partirà il sito di e-commerce che, dopo una fase di rodaggio, entrerà a regime a metà luglio. E sempre a giugno il debutto della prima collezione firmata da Mario Dice per Bianchi e Nardi 1946 con presentazione a Milano.

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