Setchu e il coraggio di dire la verità: la pelle esotica è etica

Setchu e il coraggio di dire la verità: la pelle esotica è etica

“Ho visto con i miei occhi, la pelle esotica è etica e sostenibile”. Lo afferma Satoshi Kuwata, direttore creativo del marchio giapponese Setchu in una intervista concessa a Lampoon Magazine. Focus della chiacchierata è l’approvvigionamento del pellame esotico.

La pelle esotica è etica

“Lì, il coccodrillo non è il lusso che conosciamo. È il loro sostentamento. Il popolo Batoka dello Zimbabwe è noto per nutrirsi di pelle di coccodrillo: fa parte del loro stile di vita da secoli. Se andate alle Cascate Vittoria, troverete più ristoranti che servono carne di coccodrillo che pollo. Il processo è questo: cacciano i coccodrilli e prendono la carne per sfamare le loro famiglie. Cosa succede alla pelle? Viene scartata. Buttata via” spiega Satoshi Kuwata. Che applica la cultura giapponese secondo cui non bisogna sprecare nulla. Il tutto è sintetizzato dal termine “mottinai”. Per cui non solo viene recuperata la pelle del coccodrillo che andrebbe buttata ma Kuwata afferma di utilizzare la pelle di seconda scelta, quella imperfetta, che altrimenti verrebbe scartata da Métiers d’Art, società di LVMH con la quale lo stilista nipponico collabora. Non pago, si è assicurato “zero sprechi” anche durante il taglio della pelle, operazione necessaria per la realizzazione dei prodotti di moda.

 

 

Il suo approccio

Lo stilista racconta del suo viaggio nello Zimbawe. E sottolinea come “usare questa pelle significa raccontare la storia del popolo Batoka”. E ancora: “Quando ho toccato per la prima volta la pelle, ho provato un profondo apprezzamento per la natura e per l’animale stesso”. Un altro concetto che esprime è che “ogni forma di vita animale, che si tratti di un pesce, una mucca o un coccodrillo, ha lo stesso valore”. Kuwata ha anche parole al miele per l’Italia dove vive e progetta: “L’Italia è come un laboratorio dove puoi creare tutto ciò di cui hai bisogno”. Ma non lesina critiche: “Vengo dal Giappone, dove tutto arriva puntuale. Qui, no. Gli italiani non sono mai puntuali, ma si fanno sempre trovare se hai bisogno di aiuto”. (mv)

Foto LVMH e Setchu

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