BrandUp ha messo il turbo: il suo business model è vincente

BrandUp ha messo il turbo: il suo business model è vincente

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Un modello di business a prova di pandemia. La prospettiva di crescere a tre cifre nel 2021, anno che potrebbe portare nuovi investitori. BrandUp Group è un’azienda di Porto Sant’Elpidio (Fermo) specializzata nelle flash sales che ha messo il turbo: tra il 2016 e il 2019 è passata da 286.000 euro a 1,76 milioni di euro di fatturato, crescendo dell’83,4%. Una performance che gli ha permesso di raggiungere la posizione numero 79 della graduatoria “Leader della crescita: la classifica delle aziende cresciute di più” pubblicata l’anno scorso da Il Sole 24 Ore. Ma nel 2020 il salto in alto è stato ancora più significativo e le prospettive sono di migliorare ancora. Come ci è riuscita BrandUp? Ce lo spiega Riccardo Luciani (a sinistra, nella foto), fondatore e attuale CEO dell’azienda marchigiana.

BrandUp ha messo il turbo

Come avete chiuso il 2020?

A quota 2,72 milioni di euro (rispetto agli 1,76 dell’anno precedente). Ci aspettiamo una crescita a tre cifre per il 2021 e, per ora, i primi due mesi stanno rispettando le premesse per arrivare oltre i 5,5 milioni di fatturato.

Come si spiega questa crescita?

Un business model che funziona, frutto della nostra specializzazione ed esperienza nelle flash sales. Cioè: articoli della stagione precedente offerti a un prezzo conveniente per un limitato numero di giorni su vari portali specializzati. Per ogni brand con cui collaboriamo elaboriamo un progetto personalizzato che tiene conto di diversi fattori in modo da riuscire a individuare il portale più adatto e il periodo di vendita migliore.

I brand, i prodotti

Quali sono i brand con cui collaborate?

Curiamo almeno una linea per ciascuno dei seguenti brand: Liu Jo, Twinset, Patrizia Pepe, Laura Biagiotti, Cafè Noir, Voile Blanche, Braccialini, Loretta Pettinari, Manufacture d’Essai. Ogni anno inseriamo 2 o 3 brand in un meccanismo consolidato. Devo dire che da quando siamo partiti nessun brand ci ha abbandonato.

Quali prodotti?

Principalmente calzature, poi anche pelletteria e abbigliamento.

Arrivano tante richieste da parte dei produttori?

Sì. Le valutiamo e vediamo se ci sono brand nella fascia che reputiamo interessante per la nostra attività. Le richieste ci arrivano perché per i brand offriamo un riequilibrio del magazzino. Vendiamo prodotti che, passate un paio di stagioni, potrebbero anche non trovare più sbocco nel mercato.

Il prossimo futuro

Quali sono i vostri programmi per il 2021?

A livello finanziario stiamo valutando le opportunità proposte dagli investitori per sostenere la crescita dell’azienda. A livello operativo il 2021 vedrà la nascita della nostra piattaforma unica, Bug, che ci consentirà di gestire al meglio e in modo organico le 12-13 operazioni che occorrono per gestire ogni singola vendita. In altre parole, dalle foto dei prodotti alla creazione dei file, dall’organizzazione logistica all’analisi dei dati.

Quanto ha influito la pandemia con la vostra crescita?

Poco o niente. A livello generale il mercato delle flash sales sta crescendo ogni anno in maniera costante. Più consumatori si rivolgono al mercato delle vendite lampo e, parallelamente, più brand sono consapevoli dell’importanza delle flash sales sulle loro strategie.

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