Retail USA in crisi: nel 2025 ha segnato un picco drammatico nei licenziamenti. Oltre 88.000 posti di lavoro sono tagliati negli Stati Uniti, con un aumento del 145 percento rispetto all’anno precedente. Numeri che raccontano una congiuntura negativa, ma che non spiegano il vero problema. Secondo Business of Fashion la moda continua a gestire i tagli nel modo peggiore possibile. Le aziende non solo reagiscono in maniera impulsiva, ma lo fanno senza una visione chiara, con comunicazioni frettolose e decisioni prese lontano dal cuore del lavoro. Il risultato è devastante: morale a pezzi, cultura aziendale erosa e talenti che scelgono di andarsene. In un settore che vive di identità e narrazione, il modo in cui si gestiscono i licenziamenti diventa un test di credibilità. E così la moda brucia la sua identità più profonda.
Retail USA in crisi
Una crisi, quella dei licenziamenti, che non dipende solo dai numeri, ma dalla fragilità strutturale delle aziende. Marchi che cambiano missione a ogni nuovo direttore creativo, culture tossiche o rebranding continui rendono il marchio (e chi ci lavora) più vulnerabile. Senza una bussola identitaria, quindi, ogni crisi viene interpretata come emergenza da risolvere con tagli. Al contrario, le aziende “brand-led”, quelle che si concentrano su una visione ben decisa e connessioni significative, hanno un vantaggio. E cioè valori chiari che guidano le scelte, rituali quotidiani che cementano la cultura e una narrativa coerente che permette di affrontare le turbolenze. È in questo scenario che i licenziamenti diventano l’ultima risorsa, inserita in una strategia più ampia e non un riflesso di panico.
Il peso della comunicazione
Sempre secondo BoF, però, il vero disastro inizia quando i tagli vengono gestiti come un esercizio contabile. Riduzioni trasversali, percentuali identiche per ogni dipartimento, decisioni prese lontano dai team. Tutto questo mina la fiducia e cancella i cosiddetti “culture carriers”, le figure che tengono insieme l’organizzazione e che si occupano della cultura aziendale. A peggiorare la situazione, la comunicazione: email impersonali, messaggi di massa, manager che scaricano la responsabilità. Il risultato è la “sindrome del sopravvissuto”, con dipendenti demotivati e talenti che abbandonano silenziosamente. Tutti segnali che concorrono comunque a sviluppare una narrazione potenzialmente deleteria per il marchio intero. E quindi, proprio per non cadere nella proprio stessa trappola, serve trasparenza e coerenza. Dall’interno e verso l’esterno.
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