Abbandonata l’idea di richiedere la quotazione a Wall Street, a gennaio Neiman Marcus (42 punti vendita) ha assegnato il mandato ad una banca d’investimenti di cercare un acquirente. L’incarico proveniva da Ares Management e Canada Pension Plan Investment Board, proprietari della catena (con annesso Bergdorf Goodman) pagata 6 miliardi del 2013. Tutte le trattative sono naufragate e l’unica in linea di galleggiamento è quella con Hudson’s Bay, catena di grandi magazzini (90 negozi, possiede Saks Fifth Avenue) presieduta da Richard Baker, uno degli executive che crede nel potere del grande magazzino connesso al valore immobiliare. Il negoziato è in stallo a causa del prezzo richiesto, ma anche del debito (4,7 miliardi dovuti a due equity) ed alla difficoltà del retail, sebbene Baker abbia espresso la sua attenzione per un brand, Neiman Marcus appunto, in grado di avere enorme impatto sul lancio di giovani stilisti. Neiman Marcus ha anche prenotato tre piani di un palazzo incluso nel colossale progetto immobiliare Midtown Manhattan (Hudson Yards) di Related Cos, che ha smentito un interesse all’acquisto. (pt)
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