Tagli, chiusure, alleanze sbagliate: retail globale sotto assedio

Tagli, chiusure, alleanze sbagliate: retail globale sotto assedio

Gli ultimi danni (internazionali) della crisi. Dall’Europa agli Stati Uniti, dal lusso al retail globale sotto assedio, nessuno è immune.

I tagli di McQueen

Il marchio di lusso Alexander McQueen, controllato da Kering, sta valutando il licenziamento di 55 persone nella sua sede centrale a Londra. Ciò equivale al 20% della forza lavoro complessiva nella capitale inglese. Lo riporta WWD. La griffe, che negli anni scorsi ha firmato una sneaker di successo, ha dichiarato di aver lanciato una revisione strategica volta a riportare il business alla redditività sostenibile nei prossimi tre anni. Nell’ambito di tale revisione, l’azienda sta ristrutturando la sede centrale a Londra e riducendo la complessità nei mercati internazionali.

Chiusure per Paul Green

Nel 2024, il calzaturificio austriaco Paul Green generava un fatturato di oltre 80 milioni di euro, con un utile netto di oltre 9 milioni, come riportato dal Salzburger Nachrichten. La settimana scorsa, l’azienda ha annunciato la chiusura del suo stabilimento produttivo a Mattsee, dove c’è il quartier generale dell’azienda. La decisione riguarda circa 120 dipendenti. La produzione verrà svolta presso la filiale di Prelog, in Croazia, dove già nel 2024 (con oltre 400 dipendenti) era concentrato circa il 60% della produzione. Nella nota stampa, il calzaturificio ha detto che, nonostante gli enormi sforzi, non è più in grado di sopportare gli elevati costi della produzione locale. Paul Green cita anche il rallentamento dei consumatori e i dazi USA. Lo scrive il sito austriaco Kleinezeitung.

 

 

Il retail globale sotto assedio

Per il grande magazzino parigino BHV, la decisione di allearsi con Shein si sta trasformando in un boomerang. Diversi marchi lo hanno abbandonato, così come la Caisse des Dépôt. L’ultima a voltare le spalle a BHV è Disneyland Paris: le parti avrebbero dovuto collaborare per Natale. Lo scrive Fashion Network. E se il governo francese riuscirà ad impedire la partnership tra BHV e il colosso cinese dell’ultra fast fashion, per il grande magazzino francese sarà una completa débâcle.

La pressione dei dazi

Negli Stati Uniti, Target sta tagliando circa 1.800 posti di lavoro. Ovvero l’8% circa della forza lavoro della catena di grandi magazzini americana che offre una vasta gamma di prodotti, dall’abbigliamento alla tecnologia, dai generi alimentari all’arredamento. I tagli non influiranno sui ruoli nei negozi o nella supply chain. Target, afferma Reuters, sta cercando sia di invertire un trend di vendite stagnanti (11 trimestri consecutivi di vendite deboli o comparabili in calo) sia di semplificare le operazioni mentre affronta la pressione dei dazi USA sulle importazioni estere. (mv)

Foto Alexander McQueen

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