I cinturini in pelle per gli orologi sono una scelta responsabile. Perché la filiera ha mappato le origini del 90% delle pelli bovine e del 100% delle pelli esotiche (nella quasi totalità dei casi alligatore del Mississipi) impiegate. E perché le aziende manifatturiere sono consapevoli del valore socio-ambientale della concia e dei programmi di conservazione dei rettili. Lo ha messo nero su banco AQC (Association pour l’Assurance Qualité des Fabricants de Bracciales Cuir) nel flyer presentato il 20 novembre a Ginevra. Dove l’associazione, con sede in Svizzera, ha tenuto l’annuale multistakeholder meeting ospitando 100 tra professionisti e specialisti della filiera.
Il valore della sostenibilità
I panel dell’evento del 20 novembre hanno rispecchiato gli ambiti di attività dell’associazione. Che si occupa, ad esempio, di approvvigionamento sostenibile, chimica e certificazione, con attenzione sia ai progressi già in atto lungo la filiera che alle aree dove serve una regia comune. “I cinturini in pelle dei nostri membri rappresentano una scelta sostenibile – è il commento affidato a una nota da Angelika Duckenfield, presidente di AQC –. Questo può essere dimostrato attraverso la ricerca, l’analisi e la cooperazione come mai prima d’ora”. È il senso del flyer realizzato in collaborazione con i partner, come UNIC – Concerie Italiane e ICEC: una bussola per orientarsi nel viaggio verso la sostenibilità e, quindi, la qualità dei cinturini. “Raccogliamo dati scientifici e ne semplifichiamo la comunicazione – conclude Duckenfield –. Così come armonizziamo metodologie e raccolta dati in vari progetti multistakeholder, creando nuove norme e linee guida”.
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