Ora McCartney scopre che la gente non sa quanta plastica indossa

Ora McCartney scopre che la gente non sa quanta plastica indossa

Il 69% degli statunitensi non sa quanta plastica indossa. E Stella McCartney, tra le più grandi picconatrici dell’uso delle fibre naturali nel fashion, se ne sorprende pure. Riavvolgiamo il nastro. Il dato emerge dal sondaggio di Protein Evolution, partner della stilista vegana nella realizzazione di tessuti dalla lavorazione di scarti di nylon e poliestere delle sue collezioni. Il risultato, per quanto il campione sia limitato (1.000 intervistati), è interessante: due terzi del pubblico, dunque, sottovaluta quanti dei materiali impiegati per i capi di abbigliamento e gli accessori che usa quotidianamente derivino dal petrolio. Vogue Business scrive che gli autori della ricerca, che vogliono portare acqua al proprio mulino della circolarità, si stupiscono di tanta ignoranza quando c’è uno sforzo collettivo nella riduzione dell’uso generale della plastica. Noi ci sorprendiamo, invece, che caschi dal pero chi da lustri lavora alla denigrazione dei materiali naturali come la pelle, la lana e il cashmere.

 

 

Perché la gente non sa quanta plastica indossa

Ecco, oggi gran parte del pubblico, malgrado si ponga problemi sulla sostenibilità in tanti ambiti della vita, ha nel guardaroba (più o meno consapevolmente) molti prodotti in plastica. A discapito dei materiali naturali, diffamati e tratteggiati come inquinanti e grondanti sangue (non esageriamo, basta vedere una qualsiasi campagna PETA). Se c’è stata una deriva culturale che ha legittimato l‘uso dei tessuti sintetici (un tempo prerogativa delle produzioni cheap) ai più alti livelli, Stella McCartney dovrebbe riconoscere le proprie responsabilità. Perché ora potrà pure vantarsi di usare le alternative fungine alla pelle (siamo nel pieno della sbornia del bio-based). Ma con la sua retorica animalista è stata la testa di ariete della plastica dura e pura. Con cascami preoccupanti a seconda dei segmenti del fashion system. Glielo rimproverava, ad esempio, già nel 2018 il sarto Patrick Grant: McCartney potrà pure utilizzare materiali di prima scelta, ma i suoi imitatori fanno incetta di poliestere. E le conseguenze le paga il pianeta.

Foto da Shutterstock

 

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