Tracciabilità a tutela del consumatore

La conferenza stampa congiunta di Milano Unica e Lineapelle è stata l’occasione per dare la sveglia all’Europa sulla necessità di garantire al consumatore la tracciabilità nei capi d’abbigliamento e nei manufatti in pelle. Silvio Albini, presidente della fiera del tessile, ha detto di esser stato molto colpito, durante un viaggio in Cina, dall’etichettatura impressa nell’abbigliamento prodotto in loco: evidenzia zona di produzione del tessuto, della manifattura e perfino l’indicazione del pH dei materiali contenuti. Luigi Guarducci, imprenditore pratese specializzato nel denim, accusa: “Alla rigidità dei cinesi nell’import di capi d’abbigliamento si contrappone l’apertura effettuata in maniera indiscriminata dall’Europa, dove nessuno controlla, nemmeno in presenza di sostanze cancerogene nei prodotti. Mi auguro che si riesca a fare massa critica per contare di più e ottenere ascolto a Bruxelles”. Unic ricorda lo scontro in Europa tra Paesi del nord, che fanno solo commercializzazione, e del sud, a cominciare dall’Italia manifatturiera. “Noi chiediamo che nell’etichettatura sia tracciata anche la materia prima, per tutelare il consumatore che acquista un paio di scarpe made in Italy ritenendo che siano prodotte con pelli italiane, quando invece spesso si utilizzano pelli d’importazione”. Unic ha ricordato che la legge 8/2013, approvata dal Parlamento italiano per tutelare il consumatore di prodotti in pelle, è stata bloccata proprio dall’Unione Europea. (ag)

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