Auto, gli investimenti tecno erodono i margini della filiera

Gli enormi investimenti che case automobilistiche e costruttori fanno da anni in nuove tecnologie minacciano i margini dell’intera filiera. Se l’andamento delle nuove immatricolazioni mette già il settore sotto pressione, mentre la concorrenza dei materiali alternativi rende il mercato ora complicato anche per i produttori di pelle per carrozzeria, McKinsey lancia un nuovo allarme per le quattro ruote: la sfida dell’innovazione e della sostenibilità rischia di non essere sostenibile da un punto di vista finanziario.

Il report
I due campi di battaglia sono l’elettrificazione e la guida automatizzata. Secondo il report di McKinsey, presentato da Il Sole 24 Ore, fin qui il comparto ha investito 275 miliardi di euro in ricerca, spesso (254 i casi dal 2014 a oggi) in partnership proprio per condividere i costi. Un tale sforzo, per un obiettivo economico (oltretutto) non immediato ma futuribile, mette in difficoltà i margini: nel 2018 i costruttori hanno raccolto un Ebit medio del 6,3% (120 miliardi di dollari), mentre i loro fornitori del 7,1% (55 miliardi). Risultati del genere saranno impossibili da ripetere. Alix Partners e Standard & Poor’s condividono l’assunto: il comparto auto va “verso la desertificazione dei profitti”.

 

 

Il contesto
Gli stessi player riconoscono il contesto difficile. Ola Källenius, presidente del board di Daimler, ha spiegato che “ci vorranno 10-15 anni prima che le case possano essere profittevoli sul fronte dell’elettrico”, riporta Il Sole 24 Ore. Carlos Tavares, CEO del gruppo PSA, in questo senso riconosce che obiettivo dell’auto è assicurare non solo un comparto sostenibile, ma anche lo stesso business model.

UE, listini, supply chain
Le case automobilistiche non si trovano solo davanti al costo della transizione tecnologica. Nelle proprie strategie devono considerare anche ulteriori elementi di disturbo, per così dire. Quali? Il soddisfacimento delle severe norme poste dall’Unione Europea. La convivenza tra le spinte centrifughe tra l’innovazione nel segmento alto (dove c’è la clientela più attenta al tema) e quello basso (dove, però, si fanno volumi e quindi emissioni). Le stesse conseguenze sui consumi (sia nuove immatricolazioni che noleggio) di listini che, inevitabilmente, cominceranno a lievitare. Il peso crescente, infine, dei fornitori di tecnologie nell’equilibrio della supply chain.

 

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