9 mesi di scarpa italiana: produzione -29,4%, perse 101 aziende

9 mesi di scarpa italiana: produzione -29,4%, perse 101 aziende

La scarpa italiana perde 101 imprese, 2.600 addetti e il 33% del fatturato nel periodo gennaio – settembre 2020. La produzione scivola del 29,4%. Per il presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon, che esprime forti preoccupazioni per i prossimi mesi, è a rischio la capacità di tenuta del settore. Anche se il terzo trimestre è stato migliore del precedente.

L’ultimo trimestre della scarpa italiana

Secondo l’indice della produzione industriale diffuso da ISTAT, tra luglio e settembre la produzione calzaturiera italiana si è ridotta del 17,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. Più della metà delle imprese che hanno partecipato all’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici ha denunciato un calo di fatturato tra il 20 e il 50%. “Solo il 14% degli intervistati – si legge in una nota – ha dichiarato di aver superato, o quantomeno eguagliato, il fatturato del terzo trimestre 2019”.

Un settore messo a dura prova

Numeri che evidenziano un andamento meno sfavorevole dei mesi precedenti, ma che, comunque, non innescano un deciso cambiamento di rotta. “I dati mostrano un settore messo a dura prova dall’emergenza sanitaria” commenta Siro Badon (nella foto). “I primi timidi segnali di rientro alla normalità della domanda rischiano di essere subito annullati dalla seconda ondata pandemica, con gravi ripercussioni sulla capacità di tenuta del settore. Forte è la preoccupazione per i mesi a venire”.

Nemmeno la sneaker

Nei primi 9 mesi è crollata del 23% anche la spesa calzaturiera degli italiani. E il boom delle vendite online è riuscito solo ad attutire, parzialmente, la caduta. Al punto che nemmeno la sneaker resiste alla pandemia e mostra un calo dei consumi tra il 15 e il 20%. L’export arretra del 17,2% in valore per un volume di 32 milioni di paia in meno. L’unico mercato con un segno positivo (in valore) è quello coreano. L’export italiano, a livello regionale si riassume così: Veneto -13,4%, Lombardia -18%, Puglia -22%, Marche -27,7% Toscana -30,3%, Campania -42,4%. (mv)

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