Micam dice che la priorità è “mettere in sicurezza le aziende”

“Securing companies” is our priority, claim at Micam

Si chiude oggi Micam, il salone internazionale della calzatura aperto domenica a Fieramilano Rho. Si sono registrati segnali di mercato, si è respirata una intenzione: la scarpa italiana vuole innanzitutto “mettere in sicurezza le aziende”, come dice il presidente Siro Badon. Tra gli operatori rimane forte la speranza che Micam resti una fiera unica. Soprattutto, che già da quella in programma dal 21 al 24 febbraio 2021 si possa tornare alla “nuova normalità”. Il bilancio finale? Dipende dalle aspettative con cui organizzatori, espositori e visitatori sono arrivati nei padiglioni milanesi.

Il contesto

Il punto non è tanto l’andamento di Micam. In questa edizione straordinaria in sinergia con Mipel, TheOneMilano, Homi e A new Point of View, non si poteva sperare di cambiare le sorti di una stagione o il bilancio di un’azienda. La maggior parte dei calzaturieri, dunque, si dice molto preoccupata per quello che succederà il prossimo anno. Alle proprie maestranze, innanzitutto, che fronteggeranno la fine del blocco dei licenziamenti. E alle aziende, su cui grava l’incognita del mercato: riparte o no?

 

 

Mettere in sicurezza le aziende

“In questo periodo l’imprenditore è impegnato a mettere in sicurezza la propria azienda, con forza, onestà e legalità. Che sia grazie alla produzione conto terzi o per il marchio proprio, o per altre strategie ancora, ha poca importanza ora. Gli imprenditori stanno facendo di tutto – afferma il presidente di Assocalzaturifici e Micam, Siro Badon –. La manovia deve girare. Non sente la pandemia, non sente nulla. Ha bisogno di paia di scarpe per poter funzionare”. Il manager e imprenditore sottolinea i temi della liquidità e dell’accesso al credito: “Ha ragione chi dice che in questo momento è difficilissimo innovare o investire. Non ci sono le risorse. Lo Stato non ha dato soldi a fondo perduto, ma ha detto agli imprenditori di indebitarsi se volevano la liquidità. Cosa farei se domani avessi un milione di euro in dono dallo Stato? Uno studio e un progetto capace di dare una visione del settore da qui a cinque anni. Stiamo, invece, navigando a vista”. (mv)

Foto Imagoeconomica

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