Badon (Assocalzaturifici) non chiede ristori, “ma aiuti per vendere”

Badon (Assocalzaturifici) non chiede ristori, “ma aiuti per vendere”

Non ristori, ma aiuti per vendere”. A chiederli è il presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon. Che rimarca le difficoltà delle piccole e medie imprese nel passaggio verso il digitale, con poco tempo oltretutto a disposizione. I frutti di questo passaggio non sono immediati. “Ma nel frattempo le aziende sono in una situazione veramente preoccupante – continua Badon –, perché stiamo rischiando di perdere delle tradizioni, delle filiere”.

Aiuti per vendere

I calzaturifici hanno bisogno di vendere. Per la questione economica, per assestare cioè il più possibile il bilancio e contenere le perdite. E per quella finanziaria, perché la liquidità aziendale è sotto pressione da ormai un anno. “Abbiamo cercato di portare i nostri associati verso il digitale – spiega Badon ad Adnkronos –. Però prodotti come le scarpe hanno bisogno del contatto fisico, del rapporto, del dialogo. L’azienda media non era preparata al digitale, un’operazione che non si fa dall’oggi al domani“.

Aspettando i benefici

I calzaturifici che hanno investito nel digitale non ne vedono ancora i benefici. Il problema, però, è che intanto le vendite nei negozi fisici sono praticamente ferme in tutto il mondo. “Non si acquistano scarpe classiche, ma pantofole e, nell’abbigliamento, tute e felpe da indossare a casa. La gente non compera per mettere le cose dentro gli armadi, ma al contrario preferisce aspettare, magari comperando qualcosa in saldo” rimarca il presidente di Assocalzaturifici. Più il tempo passa e più viene fiaccata la resistenza delle imprese. “Abbiamo le frontiere chiuse – termina Badon –, non siamo in grado di esercitare la nostra professione di venditori e di produttori”. (mv)

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