Bruè ha le idee chiare per rilanciarsi: puntare sul marchio proprio e riorganizzarsi. “Questa settimana avremo il primo incontro con il Commissario Giudiziale a cui presenteremo le nostre idee. Il piano è praticamente pronto” ci dice Stefano Luzi, amministratore delegato di AB Servizi, società controllata da Bruè che gestisce la licenza del marchio Bruno Magli e non è coinvolta nel Concordato chiesto dallo storico marchio di Monte San Pietrangeli. “Il calo di fatturato non ha compromesso la redditività aziendale in relazione al flusso finanziario. Avevamo alcuni investimenti fatti e avevamo chiesto un po’ di ossigeno al sistema bancario per poter gestire la situazione, ma invece abbiamo ricevuto risposte opposte, con la sospensione dei fidi in essere” ha affermato Luzi. Bruè ha circa 85 dipendenti che ora rientrano nel contratto di solidarietà. Tra le cause che hanno messo in difficoltà il calzaturificio marchigiano c’è, in particolare, il calo di fatturato derivato dal terzismo. “Nel nostro caso questa attività è diventata un handicap, perché è arrivata a pesare anche più del 50%, concentrata, però, solo su 1 o 2 clienti e in questo caso c’è il rischio che il committente ti abbandoni nell’arco di poche stagioni” afferma Luzi. “Senza contratti pluriennali si lavora al buio e sei nelle mani del marchio. Terzismo nelle Marche? La mia esperienza mi dice che altri territori hanno aziende più preparate perché specializzate e da loro ho trovato risposte più efficienti. Nelle Marche le imprese vogliono fare tutto: sviluppare sia il proprio brand e sia l’attività contoterzi. Ma riuscirci è molto difficile per la dimensione e l’organizzazione delle imprese locali. Forse sarebbe meglio prendere una strada. Purtroppo nelle Marche, rispetto ad altri distretti, non nascono realtà fortemente specializzate e innovative”. (mv)
Bruè spiega la crisi di Bruè: la redditività “non compromessa”, le banche e il terzismo. “Il rilancio è pronto”
