Bruxelles e la scarpa: l’import cresce, ma meno che in passato. Il made in China perde colpi

In Europa aumenta l’import di scarpe (ma molto meno che in passato), mentre perde terreno il made in China. Nel primo semestre 2016 Bruxelles ha importato 22,36 milioni di euro di calzature (+5,5% rispetto allo stesso periodo del 2015) e 2,142 milioni di paia, con un incremento del 2,4%. L’aumento è comunque inferiore a quelli registrati gli anni scorsi: +12,1% nel 2014, +11,9% nel 2015. Dalla Cina arrivano circa 7 paia su 10 di quelle importate ma nei primi sei mesi dell’anno il flusso di scarpe made in Cina ha perso il 3,9% in quantità e il 5% in valore. Lo spazio lasciato libero da Pechino è stato occupato dai suoi, più convenienti, concorrenti: Vietnam (+6,8% in quantità e +12,2% in valore), Cambogia (+7,8% e +10,6%), Bangladesh (+13,4% e +7,9%), Svizzera (+20,5% e +26,8%) e Bosnia-Erzegovina (+12,1% e +4,4%). Calano Indonesia (-5,4%), India (-2,8%), Tunisia (-4,3%) e Marocco (-1,4%). L’arretramento cinese non riguarda solo l’Europa, ma anche gli USA, dove la quota di mercato nella mani di Pechino è scesa dal 74% del 2012, al 69% del 2015 fino al 65% attuale. Nel corso dei primi sei mesi del 2016, i calzaturifici cinesi hanno esportato un totale di 4,74 miliardi di paia (-5,7% in quantità e -12% in valore). (mv)

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