Calzaturificio Melania: mancano i liquidi e il rilancio rallenta

Calzaturificio Melania: mancano i liquidi e il rilancio rallenta

Il calzaturificio Melania sta diventando un caso nel distretto calzaturiero marchigiano. Sindacati e politica pressano la nuova proprietà affinché presenti un piano industriale, faccia ripartire la produzione e, soprattutto, dia lavoro ai cassintegrati. I proprietari, dal canto loro, prendono tempo. Più della velocità, affermano di volersi preoccupare della qualità del piano e della riorganizzazione del business aziendale. Tra presidi dei sindacati, interventi della politica e risposta degli imprenditori, è spuntata la lettera-testamento della famiglia Gironacci che, a due mesi dalla richiesta di concordato, getta un’ombra sul sistema finanziario.

La lettera

La lettera del 29 giugno 2020 è indirizzata anche a Prefetto e Provincia di Fermo, alla Regione Marche e ai referenti sindacali locali. È un grido di allarme, perché senza il finanziamento richiesto, Melania è destinata a chiudere. Nella missiva, il calzaturificio specializzato nella produzione di scarpe per bambini, afferma di avere un portafoglio ordini da 3,7 milioni di euro. Che, però, resterà fermo nel cassetto se non riceverà a breve il finanziamento da 4,2 milioni di euro, assistito dalla garanzia statale al 90%, richiesto e rifiutato da parte di un istituto di credito a carattere nazionale. Un finanziamento necessario per far fronte, scrive Melania, “ad una intera stagione produttiva praticamente vaporizzata, con la quasi completa paralisi delle giacenze di merce realizzata e non consegnata”. Non solo: in questo periodo ci sono “tutti i maggiori crediti incagliati o in procedure concorsuali o in extra-dilazioni di mesi e mesi – continua –, circostanza che ha determinato la nostra completa impasse”. L’azienda dichiarava di dare lavoro a circa 80 dipendenti diretti e a 1.300-1.500 indiretti.

 

 

Il caso del calzaturificio Melania

Dopo il diniego della banca, la famiglia Gironacci ha inviato la lettera alle istituzioni, e due mesi dopo ha alzato bandiera bianca. Ha presentato, cioè, la richiesta di concordato al Tribunale. Da qui poi la cessione alla nuova proprietà, guidata dall’imprenditore pescarese Francesco Roccetti. “Ho il piano industriale e il piano marketing – dice –. Ho un piano di diversificazione dell’offerta, così da aggiungere l’abbigliamento alla calzatura. Ma voglio ripartire senza vecchie zavorre e con zero debiti. Purtroppo ho trovato situazioni che non mi aspettavo di trovare e sto investendo molti più soldi del previsto”. Roccetti parla di “reintegro scaglionato della forza lavoro” e del ripristino operativo dell’azienda da qui ad un mese. (mv)

Foto da CISL Marche

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