Gli indiani fanno le scarpe ai cinesi

Dopo due anni di virtuale crescita zero, l’area pelle indiana punta a chiudere l’anno fiscale in crescita. Il recupero è attribuito alla delocalizzazione delle produzioni cinesi a causa dei costi crescenti della manodopera, ma anche all’import da mercati come la Danimarca (+20%) e Regno Unito (+10%) che stanno compensando il calo degli acquisti di Germania, Italia, Spagna e Russia. Rafeeque Ahmed, presidente della All India Skin and Hide Tanners and Merchants Association, ipotizza che l’export delle pelli e dei prodotti in pelle ammonterà a 5,75 miliardi di dollari. “Le cose hanno preso una buona piega – ha dichiarato Ahmed – l’anno fiscale in corso vedrà un aumento del 15%”. A giudizio di Ahmed è stata la crescita dei prezzi cinesi a sostenere la domanda di manufatti dall’India. “Il costo di un paio di scarpe che noi offriamo a 20 dollari, in Cina oggi è pari a 21,5 dollari. Alcune città cinesi si stanno inoltre convertendo all’industria elettronica e gli ordini vengono dirottati verso di noi. Per l’India diventa comunque una sfida espandere produzione e migliorare la qualità anche per alcuni problemi come l’approvvigionamento di energia elettrica in zone come Ranipet, Ambur e Vellore, mentre anche noi a Chennai assistiamo alla crescita dei salari. Per questo stiamo guardando ad aree dove reperire mano d’opera come Andhra Pradesh e West Bengal”. (pt)

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