Kenya, il dazio c’è, ma il governo non lo riscuote: la filiera pelle pretende garanzie, gli importatori fanno lobby

A un anno dall’aumento delle imposte, nelle casse dello Stato nemmeno un centesimo in più. È quanto accade in Kenya, dove nel giugno del 2018 il governo ha approvato un dazio compreso tra il 25% e il 35% sull’importazione di calzature – oppure di 10 dollari per unità – con l’obiettivo di sostenere l’industria locale e tutelarla dalla concorrenza estera. Il Tesoro, però, non avrebbe ancora incassato il dazio. A raccontarlo è il quotidiano theeastafrican.co.ke, secondo cui il governo sarebbe stretto in una morsa tra i grandi importatori, che spingerebbero per un’ulteriore sospensione dei dazi anche per il biennio 2019/2020, e tutti gli imprenditori kenyoti della filiera della pelle, dai conciatori fino ai produttori di calzature e pelletteria, che chiedono garanzie. Al quotidiano africano il segretario generale della Leather Apex Society, Beatrice Mwasi, ha detto che “il governo è coinvolto su un doppio fronte, da un lato impone dazi sui prodotti in pelle importati e dall’altro non riesce a farli rispettare“. Secondo i dati a diffusi dalla Kenya Revenue Authority, l’agenzia governativa di riscossione dei tributi, tra il luglio 2018 e il febbraio 2019 sarebbero stati raccolti 5,2 milioni di dollari di tasse (4,6 milioni di euro) di cui 3,2 milioni dai dazi sulle importazioni (2,8 milioni di euro) e il resto dall’Iva. Ma secondo il quotidiano kenyota qualcosa non torna, perché se i volumi di merce importata fossero rimasti invariati rispetto all’anno precedente il KRA avrebbe dovuto incassare molti più soldi dai dazi, o in alternativa molti più soldi dall’Iva per effetto di una maggior attività delle imprese locali. Il Kenya e la sua filiera della pelle sono da tempo al centro della cronaca. Se da un lato emerge come la tassazione elevata, i dazi su alcuni prodotti e gli ausiliari chimici di scarsa qualità non consentano al settore di esprimere tutte le proprie potenzialità, dall’altro un’inchiesta giornalistica aveva portato a galla un presunto contrabbando di pelli grezze tra il Kenya e l’Uganda commerciate in maniera illecita proprio per evitare le imposte. (art)

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