Marche: il made in Italy torna sotto i riflettori. Scendono in campo anche le Università

Made in e strade alternative. Promosso da Enrico Ciccola del calzaturificio Romit, affiancato dal Comune di Montegranaro, si è svolto ieri mattina un incontro tra alcuni politici, imprenditori, associazioni di categoria e università sul futuro della calzatura, marchigiana e non solo. Oltre all’importanza di sbloccare a Bruxelles la legge sul made in obbligatorio, interessante è stato il contributo arrivato dalle università marchigiane. “Il rischio è che sul made in non si facciano investimenti e usino il marchio imprese che non devono, facendone indebolire l’efficacia. Questo perché il consumatore non comprende la differenza tra vero e non vero. Noi vogliamo realizzare una mappatura dell’effettiva presenza e coerenza del made in. Questo potrebbe essere fonte di ispirazione per un intervento da un punto di vista normativo” ha detto Gian Luca Gregori (nella foto), rettore dell’Università Politecnica delle Marche. Il suo collega Claudio Pettinari dell’Università di Camerino ha sottolineato: “Dobbiamo dare al made in un valore aggiunto attraverso ricerca, innovazione e sviluppo. Non deve essere l’università a proporre innovazioni ma l’imprenditore a comunicare all’università di cosa ha bisogno. Insieme potremmo andare verso un prodotto che altri non sanno fare”. (mv)

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