Adattamento e lungimiranza: i primi 65 anni di Vecchia Toscana

Adattamento e lungimiranza: i primi 65 anni di Vecchia Toscana

“La forza di un’azienda è sapersi adattare”. Il segreto per arrivare a 65 anni e mantenersi competitivi sul mercato è questo per il gruppo conciario Vecchia Toscana, fondato nel 1957 a Ponte a Cappiano (Fucecchio). “Mio nonno Guglielmo ha fondato la società insieme ai suoi fratelli, poi nell’81 è subentrato mio padre – ci racconta Francesco Testai, classe 1989 -. Mio nonno è morto giovane, a 61 anni, era il 1991, e mio padre Valerio (attuale CEO, ndr) è subentrato al timone molto presto. Io, invece, sono entrato nel 2015, dopo la laurea in Ingegneria Gestionale”. L’azienda ha festeggiato l’anniversario con una serata dedicata ai 65 dipendenti e ai fornitori storici: una cena allestita proprio davanti allo stabilimento. “Volevamo che tutti vivessero il posto di lavoro fuori dallo stress della quotidianità. Dopo tutto questo tempo ci voleva un’occasione per stare insieme”.

Il Gruppo Vecchia Toscana

Il Gruppo Vecchia Toscana è guidato dalla conceria omonima: la divisione storica che produce principalmente pellami per pelletteria di fascia medio-alta e alta. Poi c’è il brand Multipel, specializzato in vitelli e mezzi vitelli per calzatura casual e sportiva (con produzione in Toscana). E, infine, Ilcea, storica azienda conciaria di Torino rilevata dopo il fallimento datato 2015 e focalizzata sulla rifinizione di vitelli per calzatura maschile e femminile di alta e altissima gamma. “Con questa impostazione di gruppo riusciamo a coprire diversi settori”, dice Testai.

Visione imprenditoriale

“I cambiamenti sono talmente veloci che vince chi sa prevedere cosa succederà, chi sa intuire i mutamenti del mercato”, continua Francesco Testai. “Per noi la conceria dev’essere come un grande esempio di impresa artigianale – continua l’imprenditore -. L’azienda troppo piccola non ce la fa a rispondere alle richieste dei clienti, come servizio e certificazioni. Ma, dall’altro lato, occorre mantenere un approccio artigianale, una capacità produttiva di quantità consistenti, ma con una gestione flessibile”.

 

 

Una sfida vinta

“Nel 2019, prima della pandemia, il nostro fatturato era di circa 29 milioni di euro. Poi la pandemia ci ha messo a dura prova (nel 2020: 17,5 milioni, ndr), ma stiamo recuperando. Nel 2021 abbiamo raggiunto 21,5 milioni e nel primo semestre 2022 siamo cresciuti di un ulteriore 25%. Stimiamo a fine anno di riuscire a chiudere attorno a 24/25 milioni di fatturato: il +20% rispetto al 2021”, spiega Testai. “Il problema più grande è l’incremento dei costi dell’energia elettrica, del gas e dei prodotti chimici. C’è una ripresa, ma anche un’inflazione molto forte. Le tariffe di tutti i nostri consumi sono raddoppiate, compresi trasporti e imballaggi. Questo deve portare anche a un adeguamento dei listini. Non è speculazione, è sopravvivenza”.

Transizione ecologica

“La sfida che ci aspetta ora è quella per la sostenibilità e la transizione ecologica. Quest’anno pubblichiamo il Bilancio di Sostenibilità dell’esercizio 2021. Lo abbiamo fatto seguendo gli standard internazionali”. Ma anche, “per scrivere una roadmap del nostro impatto sull’ambiente e capire come migliorare per ridurlo sempre di più – conclude Testai -. Abbiamo fatto una diagnosi energetica per cambiare le abitudini di lavoro nei reparti e ridurre i consumi. Abbiamo cambiato le caldaie nel 2021 e nel febbraio 2022 abbiamo ridotto il 35% dei consumi di gas (risparmiando circa 200.000 euro in un anno). Siamo stati lungimiranti e fortunati”.

Nelle foto: a destra, Francesco e Valerio Testai; a sinistra, il reparto bottali di Vecchia Toscana; nel riquadro, un momento della cena di festeggiamento dei 65 anni della conceria di Ponte a Cappiano

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