1.269 imprese, 17.958 addetti e 5,25 miliardi di fatturato. Sono i numeri della conceria italiana nel 2013, anno positivo in termini di produzione complessiva (+9% il fatturato sul 2012) e di export (+8,6%). Il giro d’affari complessivo torna ai livelli pre-crisi e l’export fa segnare il secondo risultato storico, preceduto soltanto dall’exploit del 2001. A tirare la volata sono le pelli bovine, +11%, la cui intensità di crescita supera quella di ovine (+8%) e vitelline (+9,5%); in controtendenza le caprine (-5,5%). Tra le destinazioni d’uso spicca la crescita di pelletteria, che assorbe il 24% della produzione totale in metri quadri (era il 19% nel 2010), e automotive, 9%. L’arredamento, che nel 2009 incideva per il 22%, scende al 16%. La calzatura si conferma in vetta alle destinazioni ma perde terreno: siamo a 56 milioni di metri quadri contro i 62,1 del 2010. Il peso del settore conciario italiano sul totale mondiale è del 17%, che sale al 30% se si considera la quota relativa all’export. (ag)
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