Nel mese di ottobre le esportazioni di pelle dal Paese sudamericano hanno fatto segnare in valore una contrazione del 19,1% rispetto allo stesso mese del 2017, toccando la cifra di 120,8 milioni di dollari contro i 149,3 milioni di allora. Un dato non confortante, ma che segna comunque una ripresa rispetto a settembre, mese nel quale il valore dell’export non aveva raggiunto nemmeno i 113 milioni fermandosi a 112,3. In calo anche il dato relativo alle superfici esportate, arrivate a segnare 16 milioni di metri quadrati, il 4,2% in meno rispetto all’ottobre 2017, quando vennero venduti all’estero 16,7 milioni di metri quadrati di pelli. I dati provengono dal SECEX (Secretaria de Comércio Exterior) e sono stati analizzati e diffusi dagli uffici del CICB (Centro das Indústrias de Curtumes do Brasil), da dove hanno inoltre reso noto che relativamente ai tipi di pelle, il finito ha rappresentato il 63,8% dell’esportato, seguito da wet blue (24,9%), crosta (7,8%) e split wet blue (3,4%). Per ciò che riguarda le superfici, la pelle finita ha rappresentato il 50,1% di quella esportata, seguita da wet blue (42,5%) e crosta (7,4%). In relazione ai mercati, infine, quello cinese resta il maggiore pesando per il 25,6% sul totale dell’export: Pechino ha acquistato materiali per 377 milioni di dollari tra gennaio e ottobre, in rallentamento del 25,8% rispetto sul 2017. Seguono l’Italia (17,5%), verso cui sono state vendute pelli per un totale di 214,3 milioni di dollari nel corso degli ultimi dieci mesi (-28%), e gli Stati Uniti (16,8%) da dove sono stati acquistati 206 milioni di dollari di pellame (-15%). In controtendenza i mercati di Taiwan (+1,5% di valore a 22,8 milioni di dollari e +69,6% in quantità a 23,4 mila tonnellate) e India (+8,6% di valore a 13,6 milioni e +73% in quantità a 10,2 mila tonnellate). (art)
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