Caos India: i bottali di 200 concerie (forse) tornano a girare

Ancora contraddizioni per l'area pelle

Duecento concerie dell’Uttar Pradesh si preparano a riaprire. Secondo quanto riporta hindustantimes.com, un Comitato Speciale dello Stato indiano, coordinato dal ministro Satish Mahana, avrebbe dato il via libera alla ripresa delle attività per le aziende i cui scarichi sono ritenuti a norma di legge.

Un provvedimento che sblocca un lungo stand by
La decisione coinvolge circa la metà delle concerie chiuse dallo scorso novembre con l’obiettivo di depurare le acque del fiume Gange in occasione del Kumbh Mela 2019, la cerimonia Hindu durante la quale i fedeli si immergono nel corso d’acqua e che quest’anno si è svolta a Prayagraj.
L’altra metà delle concerie per le quali vige ancora il divieto di produrre, dovranno aspettare la costruzione di un nuovo impianto di trattamento a Jajmau, rispettoso degli standard fissati dal Pollution Control Board dell’Uttar Pradesh e capace di lavorare 10 milioni di litri al giorno.

Un progetto che vale 80 milioni
Stando a quanto riporta la stampa locale, il magistrato distrettuale di Kanpur, Vijay Vishwas Pant, ha spiegato che “il governo ha approvato un progetto da circa 80 milioni di euro per controllare gli scarichi delle concerie nel fiume Gange, 60 milioni dei quali serviranno per l’installazione del depuratore e il resto per la manutenzione dell’impianto”.

La spada di Damocle
Nel frattempo, però, sugli imprenditori che, di fronte alle difficoltà determinate dalla chiusura, hanno deciso di spostare le proprie aziende, pende una nuova spada di Damocle. Il primo ministro Yogi Adityanath ha, infatti, ammonito le concerie rispetto agli scarichi illegali immessi nel fiume Gange e invitato gli imprenditori ad assumersi le proprie responsabilità, ricordando ai titolari di una dozzina di aziende che si sono trasferiti nello Stato del Bengala Occidentale (ricevendo dal governo un terreno sul quale insediare le proprie attività) di dover pagare una tassa per il trasferimento.

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