Cina, conceria, inquinamento: chiusure a raffica nella zona di Sangpo, ancora problemi a Wuji e Xinji

La situazione del mercato interno cinese, per quanto riguarda la filiera della pelle, viene definita “in evoluzione”. Formula impersonale per definire un lungo periodo di trasformazione, nel quale molte piccole concerie hanno perso mercato e hanno chiuso, alcune si sono rafforzate, altre ancora non reggono il passo delle nuove regole di gestione dell’impatto ambientale imposte a livello governativo. Risultato: se già l’anno scorso, a più riprese le concerie della zona di Wuji e Xinji sono state costrette a fermare i bottali per mettersi in regola (in particolare quelle specializzate in pelli piccole), l’allerta è tornata altissima in questi giorni. Sempre a Wuji e Xinji sarebbero infatti scattati controlli serrati, “imprevisti” secondo fonti locali che segnalano anche come, però, per ora gli acquisti di materia prima non ne abbiano risentito. Più drastica la situazione a Sangpo, dove è stata confermata la notizia diffusa da alcuni trader australiani di pelli ovine: parecchie concerie sarebbero state costrette a chiudere perché fuori norma sotto il profilo ambientale.

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