Franco Rosati (97): addio a un padre della concia italiana

Franco Rosati (97): addio a un padre della concia italiana

Un decano della pelle toscana. Uno dei padri della concia italiana. Si è spento sabato 15 giugno, all’età di 97 anni, Franco Rosati. Storico imprenditore di Santa Croce sull’Arno, Rosati è stato il fondatore del Gruppo David e della conceria Incas.

Un padre della concia italiana

“Aveva iniziato praticamente dal nulla – ricordano da Incas -, come semplice scarnatore in una delle piccole conce attive all’indomani della guerra, riuscendo in pochi anni a mettere insieme un impero di aziende che ha segnato e accompagnato la storia del distretto conciario toscano”. Quella di Franco Rosati, scomparso “alla soglia dei 98 anni, che avrebbe compiuto il prossimo 8 settembre, è un’avventura umana e imprenditoriale quasi irripetibile. Padre di Renzo e Piero Rosati, attuale vicepresidente di UNIC – Concerie Italiane, Franco Rosati ha fatto parte di quella ristretta cerchia di conciatori che davvero hanno plasmato il distretto negli anni del boom economico del secondo dopoguerra”.

Origini contadine

Franco Rosati, nasce a Santa Croce “nel 1925 da una famiglia contadina. Influenzato dal carisma del padre Cesare, agricoltore di professione, ma orgogliosamente istruito, inizia a lavorare nella più umile delle mansioni conciare”. Cioè, “quella di scarnatore, come ricorda il coltello ancora presente nell’ufficio del figlio Renzo, all’interno della conceria Incas. L’inizio dell’avventura imprenditoriale è datato 1° maggio 1955, quando Rosati fonda il marchio Il Veliero insieme ai soci Renato Rovini e Damasco Melai. Da lì a pochi anni nascerà il Gruppo Rosati (a cui fecero capo diverse aziende della zona), poi ribattezzato Gruppo David”. All’interno di quest’ultimo, “nascerà nel 1972 la conceria Incas, trasferita successivamente a Castelfranco di Sotto in un nuovo stabilimento di concezione avveniristica per l’epoca. Una realtà guidata oggi dagli eredi dei fondatori, a cui Franco è rimasto sempre legatissimo, continuando a frequentare la conceria fino a pochi anni fa”.

 

 

Legame indissolubile

“Quanto mi piacerebbe rivedere la mia bella Incas” ripeteva spesso ai figli negli ultimi anni, soprattutto da quando i problemi di salute gli avevano impedito di muoversi. “Eppure, con la testa era sempre in azienda” ricorda il figlio Piero, raccontando di “come fino all’ultimo Franco abbia continuato a tenersi informato. Con la passione e l’affetto di chi per una vita ha vissuto il lavoro e l’azienda come fosse il più caro dei legami familiari”. “Quando passavamo a trovarlo il primo pensiero era sempre per la conceria – racconta Piero -. Ogni volta ci chiedeva come andavano le cose e quanti ordini c’erano”.

Punto di riferimento

“Punto di riferimento per il tessuto imprenditoriale della zona, Rosati è stato attivo anche nelle strutture consortili e di rappresentanza del distretto, a cominciare dal depuratore e dall’Associazione Conciatori. Appassionato di caccia e di pesca, è stato anche un grande amante dei viaggi, spesso esotici. Molti dei quali in compagnia dell’amico Piero Caponi, altro storico conciatore – più giovane di lui di una decina d’anni – morto lo scorso 25 marzo. Nell’agosto di 3 anni fa, invece, Rosati aveva dovuto salutare la moglie Gina, con la quale il mese successivo avrebbe festeggiato i 70 anni di matrimonio”.

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