Stando a una disposizione di fine marzo dell’Alta Corte del Bangladesh, le aziende che ancora operano nell’inquinatissimo e insostenibile distretto di Hazaribagh il 6 aprile devono interrompere le attività. Oggi scade, dunque, l’ultimatum (l’ennesimo) per le concerie del sito alle porte di Dacca, dove un progetto di urbanizzazione prevede l’edificazione di un quartiere residenziale. Ai primi di marzo la stessa Alta Corte aveva imposto il taglio della fornitura di gas, luce e acqua alle concerie di Hazaribagh, che dal canto loro hanno usato contro la politica locale la leva dei livelli occupazionali (“Se ci obbligate a chiudere, licenziamo”, in soldoni). Siamo ora davanti all’ultimo capitolo della più che decennale querelle dell’industria conciaria bengalese? Legittimo prendere con cautela l’efficacia del diktat tribunalizio e rimanere scettici sui suoi effetti.
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