In Ruanda una conceria inquinante si è messa in regola e riapre. In Bangladesh una recidiva chiude

Per una conceria che riapre in Ruanda, un’altra chiude in Bangladesh. Lo scorso maggio le autorità di Kigali, capitale del Paese africano, hanno imposto la sospensione dell’attività della conceria Kigali Leather perché ritenuta responsabile dell’inquinamento del fiume Kagera, principale emissario del lago Vittoria. Secondo le accuse, la conceria aveva sotterrato senza autorizzazione una tubazione che scaricava acque reflue e altri rifiuti nel fiume. Nei giorni scorsi i vertici dell’azienda hanno spiegato che i lavori per la messa a norma della tubazione, operazione che costerà circa 500 mila dollari, sono già iniziati e si concluderanno entro un mese. Intanto, i dirigenti dei regolamenti ambientali del ministero hanno ispezionato la conceria, pronti a dare il via libera alla ripresa dell’attività dopo l’installazione dei macchinari necessari a garantire il rispetto delle norme sugli scarichi. Duro colpo, invece, per Medina Tannery di Chittagong, in Bangladesh. Il 16 maggio 2015 la conceria era stata chiusa dalle autorità locali, che ritenevano che la produzione avvenisse senza che fosse stato installato un impianto di trattamento dei fanghi. Tuttavia, secondo le accuse, poco dopo la chiusura il titolare della ditta avrebbe installato altri impianti di produzione paralleli senza alcun permesso per continuare la lavorazione. Scoperta la nuova presunta irregolarità, nei giorni scorsi gli agenti del dipartimento ambiente (DOE) hanno denunciato il titolare della fabbrica per gestione della produzione senza certificato ambientale e per non aver installato l’impianto di trattamento dei fanghi. Le autorità hanno posto i sigilli anche sul nuovo impianto.

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